Stupro, troppi dubbi: profugo libero

Domenica 8 Dicembre 2019
Stupro, troppi dubbi: profugo libero
TRIBANO
Era appena stato trasferito al carcere veronese di Montorio quando dalla Procura è stato trasmesso l'ordine di liberazione del gip Mariella Fino. A sette giorni dal clamoroso arresto il presunto stupratore Peter Chiebuka, nigeriano di 26 anni, è tornato in libertà. Non ha nemmeno fatto in tempo a varcare la soglia della casa circondariale scaligera che si è ritrovato libero. Accogliendo la richiesta del pubblico ministero Marco Brusegan, che non ha evidentemente ravvisato la sussistenza delle esigenze cautelari, il giudice per le indagini preliminari ha disposto la scarcerazione del richiedente asilo, mantenendo una misura molto blanda. A Chiebuka è stato infatti applicato l'obbligo di firma tre volte la settimana nella caserma dei carabinieri di Tribano, oltre all'inevitabile divieto di avvicinamento alla parte offesa.
COLPO DI SCENA
Il clamoroso colpo di scena è il frutto delle indagini difensive condotte dai legali del 26enne, gli avvocati Marco Cinetto e Stefano Corbo. Sono stati infatti i riscontri probatori consegnati nei giorni scorsi al pubblico ministero a provocare l'improvvisa retromarcia della Procura. «Domani (lunedì mattina, ndr) - annuncia l'avvocato Corbo - depositeremo al gip, e per conoscenza al sostituto procuratore Brusegan, un'istanza corredata da circostanze che scagionano completamente il nostro assistito dalle accuse di violenza sessuale e sequestro di persona. Chiebuka è completamente innocente».
I legali non vogliono al momento rivelare particolari coperti dal segreto istruttorio ma è evidente che il racconto della presunta vittima, la ventiduenne originaria della Repubblica Ceca conosciuta da Chiebuka su Facebook, fa acqua da tutte le parti.
LE CONTRADDIZIONI
Qualche anticipazione era comunque già trapelata nei giorni scorsi. La ragazza, intestataria di molteplici profili Facebook, il 26 novembre scorso, uno degli undici giorni in cui - secondo l'accusa originaria - sarebbe stata sequestrata e segregata in casa, ha postato un selfie, in cui è immortalata distesa a letto con il giovane nigeriano. E lo scatto è accompagnato da una frase romantica in lingua inglese. Il giorno dopo, il 27 novembre, ha postato l'immagine del biglietto aereo con cui avrebbe dovuto fare rientro a Praga. Per la difesa si tratta di due prove essenziali, che dimostrerebbero come la ventiduenne non fosse in realtà sequestrata. Poi è stato acquisito il post del 14 settembre scorso, con cui la 22enne si è scagliata contro la popolazione africana dopo una delusione d'amore per la fine della relazione con un uomo di colore. Ma la difesa di Chiebuka ha puntato in particolare su un volantino diramato dalle autorità della Repubblica Ceca il 6 marzo 2018. La polizia di Praga stava cercando la ragazza, scappata da un istituto per disabili e affetta da disturbi mentali. Con una precisa indicazione nel tentativo di ritrovarla: «Lei cerca la compagnia di uomini della comunità africana». Secondo la difesa di Peter, la ragazza avrebbe raccontato solo un sacco di bugie. Ed anche lo stesso Chiebuka, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, aveva urlato la propria innocenza: «Ma quale violenza sessuale, lei era consenziente».
Luca Ingegneri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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