SACCOLONGO
É visibilmente provato Mirko Bellotti. Trattiene a stento le

Sabato 18 Gennaio 2020
SACCOLONGO É visibilmente provato Mirko Bellotti. Trattiene a stento le
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É visibilmente provato Mirko Bellotti. Trattiene a stento le lacrime mentre ricostruisce le varie fasi dell'aggressione, della rapina e della fuga. «Mi hanno legato e imbavagliato come un salame - esordisce - e mi hanno portato via tutto, compreso un anello di grandissimo valore affettivo. Apparteneva a mio padre».
Non c'è dubbio che la stessero aspettando...
«Hanno atteso che il mio autista si allontanasse per uscire allo scoperto ed aggredirmi. Sono spuntati fuori da destra e mi hanno immobilizzato minacciandomi con il coltello. Ma non sapevano che il mio appartamento si trova al pianterreno. E soprattutto che nella stanza da letto al primo piano c'era la mia compagna che dormiva. L'hanno svegliata facendo rumore, lei si è chiusa dentro e ha lanciato un urlo. Poi ha chiamato i carabinieri. A quel punto sono stati costretti a scappare. É stata la nostra fortuna. Altrimenti non so come sarebbe andata a finire».
Erano convinti che lei avesse una cassaforte in casa...
«Sicuramente, l'hanno cercata ovunque smontando l'alloggio e provocando danni. Non tengo denaro in casa. Avevo con me soltanto l'incasso del locale. Ma non mi credevano».
Professionisti del crimine o balordi?
«Erano due romeni e un albanese. Ne sono sicuro. L'ho percepito dalle loro inflessioni dialettali che riconosco benissimo. Tra di loro comunicavano in italiano. E chi dava gli ordini era quello di corporatura più robusta, l'albanese. Hanno arraffato qualsiasi cosa che gli capitasse a tiro. Si sono impossessati persino della bigiotteria della mia compagna».
Potrebbe trattarsi di soggetti che frequentano il locale che lei dirige?
«Posso escluderlo nella maniera più assoluta. Romeni e albanesi non entrano al Play Boy. É una nostra precisa filosofia aziendale, privilegiamo una clientela selezionata».
Ha temuto per la sua incolumità?
«Non è simpatico avere un coltello puntato alla gola per una manciata di minuti, ed essere costretto a stare disteso su un divano con un bavaglio sulla bocca, mani e piedi legati. Mi hanno minacciato più volte avvertendomi che se il capo perdeva la pazienza poteva finire molto male per me».
Alla fine è riuscito a liberarsi...
«Nella fretta mi sono persino ferito ad una gamba (e mostra un paio di tagli superficiali alla tibia sinistra, ndr) ma non appena il mio controllore si è allontanato sono schizzato in piedi e sono scappato fuori dall'appartamento. Ho suonato al campanello del mio vicino e sono riuscito a dare l'allarme ai carabinieri che sono arrivati in pochi minuti».
Si ritiene fortunato?
«Me la sono cavata con un paio di pugni in testa e qualche graffio alla gamba ma sarà impossibile dimenticare quei lunghi minuti in balìa di tre banditi senza scrupoli».
Cosa le è rimasto dentro di questa brutta esperienza?
«Credo che di peggio ci sia soltanto la morte. Nella vita ci si può sempre aspettare di tutto ma non un coltello puntato alla gola per sapere dov'è una cassaforte che in realtà non esiste. Hanno devastato persino il bagno. Mi hanno portato via tutto: i soldi del locale, l'orologio e persino l'anello di mio padre. Non ce la faccio proprio a sopportare questo affronto».
L.I.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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