Pistola in ufficio, Pasimeni condannato a due anni

Martedì 15 Settembre 2020
Pistola in ufficio, Pasimeni condannato a due anni
L'INCHIESTA
PADOVA La pistola trovata dai carabinieri lo scorso 10 dicembre nell'ufficio dove lavorava, una Beretta calibro 9x21, è costata al 42enne Paolo Pasimeni, ieri in rito abbreviato davanti al Gup Elena Lazzarin, una condannata a due anni. Già noto alle cronache per avere ucciso il padre Luigi, stimato dicente di Chimica, l'11 febbraio di 19 anni fa, Pasimeni si trova attualmente nei guai per l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa dell'ambito dell'inchiesta sulla ndrina di Bolzano. Il 42enne ora è agli arresti domiciliari nella sua abitazione di via Facciolati. L'arma è stata trovata dai carabinieri per puro caso. Pasimeni, fino alla metà di dicembre, era dipendente della azienda Medival Srl di via San Crespino. La società intorno a novembre, ha avuto un problema legato alla presenza dei topi in sede, così è stata chiamata una ditta specializzata nella derattizzazione. E durante il sopralluogo uno degli operai, in un cassetto della scrivania di Pasimeni ha trovato una valigetta nera con all'interno la semiautomatica, 37 pallottole e due caricatori uno con quindici munizioni. I responsabili della Medival hanno chiamato i carabinieri. In un primo momento il 42enne, finito in manette, aveva dichiarato davanti al pubblico ministero Silvia Golin, titolare delle indagini, e agli inquirenti che quella pistola non era sua. E non sapeva spiegarsi chi mai ha potuto nasconderla nel suo cassetto. Ma poi davanti al Gup, difeso dall'avvocato Anna Maria Marin, ha ammesso di essere il proprietario dell'arma. Non solo ha dichiarato che a dargliela era stato un amico appartenente agli Hell's Angels (angeli dell'inferno). Un gruppo di motociclisti, nato alla fine degli anni 40 negli Stati Uniti e poi sviluppatosi anche in Europa. Amanti dei chopper, sono stati sempre sorvegliati speciali dalla polizia. Era invece l'11 febbraio del 2001 quando Pasimeni uccise il padre. Il delitto era avvenuto di domenica pomeriggio nel Centro interchimico universitario di via Marzolo. Il professor Pasimeni aveva costretto il figlio a seguirlo all'Università anche nel giorno di festa. Quel giorno Luigi Pasimeni aveva contestato al figlio delle irregolarità nella registrazione di due esami. Insomma, erano stati falsificati. Pasimeni aveva pestato il genitore con pugni e calci tanto da tramortirlo. Poi lo aveva colpito al capo con il manico metallico di uno spazzolone per pavimenti, fino sfondargli la testa. Infine ne ha bruciato il corpo.
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci