Scuse formali, un rapporto con l'amministrazione comunale che sia formalizzato e basato sulla reciproca trasparenza e la possibilità di essere parte attiva nel progetto di recupero dell'ex Macello. Sono chiare le richieste avanzate dalla Clac nei confronti di palazzo Moroni a due giorni dall'interdizione della palazzina in cui l'associazione ha avuto sede per quarant'anni. Ieri i manifestanti si sono riuniti in piazza dei Signori per un sit-in durante il quale hanno ribadito la volontà e l'esigenza di rientrare al più presto nello stabile di via Cornaro. «Siamo qui con l'autorizzazione del Comune, lo stesso che ci ha cacciati senza alcuna spiegazione - commenta il segretario Salvatore Gentile - per decenni abbiamo chiesto un riconoscimento formale per poter attivamente partecipare a bandi che ci permettessero di lavorare al ripristino e alla valorizzazione di questo gioiello dell'architettura industriale novecentesca. Abbiamo presentato a fine settembre un progetto di recupero partecipato, per creare uno spazio coinvolgendo attivamente cittadinanza, agendo per settori senza la completa chiusura. questo sgombero ci ha uniti e resi ancora più forti. Le critiche a Cucina Brigante? Tutte bugie. Attaccare una delle più storiche associazioni padovane proprio nell'anno in cui Padova è capitale del volontariato è un controsenso». (S.d.s)
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