Il generale sui Colli, lì dove il virus fece la prima vittima

Sabato 27 Marzo 2021
Il generale sui Colli, lì dove il virus fece la prima vittima
LA VISITA
PADOVA Conoscere il territorio partendo dall'epicentro veneto del Covid. Lì, tra Vo', Lozzo Atestino e Cinto, dove il virus il 21 febbraio dell'anno scorso ha mietuto la sua prima vittima. Lì, dove i carabinieri hanno presidiato la zona aiutando gli abitanti nelle prime caotiche ore dopo la notizia della morte di Adriano Trevisan. Per questo, pochi giorni dopo avere assunto la carica di Comandante Interregionale Vittorio Veneto, nella sede della caserma di Prato della Valle intitolata al Generale Giuseppe Dezio, Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria, il generale di corpo d'armata, Antonio Paparella, ieri mattina, ha reso visita al comando stazione carabinieri di Lozzo Atestino per incontrare i militari che lì prestano servizio.
Qui è stato ricevuto dal comandante, luogotenente Donato Carmelo Recupero che, con il comandante della Legione carabinieri Veneto, generale di divisione Fabrizio Parrulli e il comandante provinciale, colonnello Luigi Manzini, lo ha successivamente accompagnato nella sala consigliare del Municipio di Lozzo Atestino, dove ha incontrato il sindaco di quel Comune, Fabio Ruffin, quello di Vò, Giuliano Martini e di Cinto Euganeo, Paolo Rocca, che, per la circostanza, si sono riuniti in luogo, nel rispetto delle norme sulla prevenzione della diffusione del coronavirus.
LA DECISIONE
Le località scelte, come detto, non sono certo casuali: l'alto ufficiale ha voluto dimostrare la sua vicinanza ai cittadini dei comuni che per primi sono stati duramente provati dalla pandemia ancora in atto, divenendo riferimento e modello nazionale di tenacia e determinazione nell'affrontare i disagi conseguenti al primo lockdown totale, senza dimenticare come proprio in quei comuni fossero residenti le prime due vittime del virus.
Questa visita ha voluto rimarcare come l'Arma dei carabinieri abbia vissuto e continui a vivere direttamente tutti i disagi e i sacrifici imposti da questo particolare momento, condividendoli con la popolazione con la quale, da secoli, vive ed opera a stretto contatto, fornendo il proprio supporto oltre a garantire l'ordine e la sicurezza.
I carabinieri di Padova presidiarono proprio in quelle settimane il varco numero uno del cordone sanitario istituito intorno a Vo', nella speranza di poter contenere la dilagante trasmissione della malattia. Era il varco da cui entravano e uscivano i pochi autorizzati e che faceva da valvola tra chi era rimasto fuori e chi era chiuso dentro.
Erano i primi terribili giorni in cui l'Italia intera faceva i conti con il virus arrivato da Oriente che fino a quel momento sembrava un problema lontano migliaia di chilometri, confinato in Cina. I carabinieri padovani, inoltre, presidiarono nelle prime ore anche l'ospedale di Schiavonia, dove quella sera morì Adriano Trevisan: il nosocomio fu chiuso finchè tutti coloro che erano all'interno non vennero testati per escludere il contagio.
Marina Lucchin
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