«Cinquanta case di riposo aspettano camici e guanti»

Domenica 29 Marzo 2020
«Cinquanta case di riposo aspettano camici e guanti»
LA POSIZIONE
PADOVA A Merlara sono tutti convinti: l'unico modo per dare respiro a infermieri e operatori sociosanitari che da giorni lavorano alla casa di riposo con dei ritmi pazzeschi in una situazione molto simile ad una pentola a pressione è ottenere il prima possibile i rinforzi degli uomini dell'esercito. Lo sa bene il prefetto Renato Franceschelli, che nei giorni scorsi ha inviato due richieste formali di quindici militari prima al Ministero della Difesa e poi alla Protezione Civile nazionale. Lo sa altrettanto bene il presidente della provincia Fabio Bui. È proprio il sindaco di Loreggia, ora, a fare il punto della situazione degli istituti di ricovero per anziani. Ha il polso della situazione su tutta la provincia e sa che lo scenario sta peggiorando di giorno in giorno.
IL PUNTO
«La preoccupazione maggiore arriva da Merlara, certo, ma altri casi si sono verificati a Monselice e in molte altre strutture. Nella provincia di Padova gli istituti sono cinquanta e in questa fase così delicata meritano tutti grande attenzione. Per quanto riguarda Merlara - dice Bui - mi sono interessato e interfacciato con il prefetto: spero che si trovi una soluzione e che possano arrivare gli uomini dell'esercito il prima possibile, già in settimana. Quell'istituto e quella comunità non possono essere lasciati soli, stanno già pagando oltremisura. Servono uomini di supporto per far tornare alla normalità quel focolaio.
Sul tema l'altro ieri il prefetto Franceschelli aveva parlato al Gazzettino: «Abbiamo chiesto formalmente il supporto dei sanitari militari perché sappiamo bene che la casa di riposo di Merlara vive un contesto molto difficile ed è necessario dare un supporto a chi è rimasto a lavorare in condizioni simili. Ora attendiamo che da Roma ci diano una risposta. La richiesta riguarda cinque sanitari, medici o infermieri, e altre dieci persone di supporto logistico».
I PROBLEMI
Il presidente Bui non guarda affatto solamente a Merlara. «In quasi tutti gli istituti della provincia - spiega - c'è bisogno di materiale. Parlo di mascherine chirurgiche sanitarie, calzari, camici monouso, guanti, copricapi. Se partono altri focolai importanti come Merlara bisogna farsi trovare pronti, senza se e senza ma. Non possiamo permetterci di essere impreparati di fronte ad eventuali nuove drammatiche emergenze».
Proprio il presidente della Provincia negli ultimi giorni ha portato alla casa di riposo di Camposampiero mille mascherine in arrivo dalla Cina, ma sa bene che non basta. «Dobbiamo pensare a sigillare ancora di più le nostre case di riposo e dare loro priorità per il materiale. Qualcosa sta già arrivando, ma non basta. Camposampiero è la realtà che conosco meglio: è sicuramente blindata, ma senza materiale idoneo ogni casa di riposo va in difficoltà. E Dall'Alta alla Bassa Padovana, passando per la città, lo scenario è identico quasi ovunque. La situazione è devastante, dobbiamo andarne fuori».
I VOLONTARI
Le tute gialle della Protezione civile smistano continuamente tutto ciò che arriva al magazzino di Padova, ma non possono essere utilizzate come personale di supporto nelle case di riposo. «Loro sono volontari - spiega Bui - mentre nelle situazioni come Merlara serve personale preparato. Il problema è che ormai è difficile trovare infermieri e oss perché vengono tutti assorbiti dal sistema sanitario». Mentre il presidente della provincia parla, arrivano in tempo reale le notizie sulle nuove vittime nelle stesse case di riposo. «Guardate dove stiamo andando - sospira Fabio Bui - Ora è il momento del dolore ma anche del massimo sforzo».
Gabriele Pipia
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