LA SENTENZA
PADOVA In rito abbreviato, davanti al Gup Margherita Brunello, la banda dell'oro composta da dodici giovani albanesi, aveva totalizzato pene per 41 anni tutti accusati di furto, ricettazione e riciclaggio. E ieri davanti ai giudici della Corte D'Appello a Venezia, per quei venticinque colpi in abitazione hanno confessato e chiesto scusa, e si sono visti dimezzare la pena. Sono Kriostiano Janka, detto Laul di 20 anni, 2 anni e 4 mesi (in abbreviato 4 anni e 6 mesi); Sardanjel Lleshaj 20 anni, 3 anni (4 anni e 8 mesi); Ibrahim Sokoli 26 anni, 2 anni e 2 mesi (4 anni); Fabion Tuda 21 anni, 1 anno 4 mesi pena sospesa (2 anni e 8 mesi); Ecaterina Vatanu 20 anni, 1 anno e 6 mesi e 20 giorni pena sospesa (2 anni e 5 mesi); Ismail Alshabani 24 anni, 1 anno 6 mesi (2 anni e 5 mesi); Arjan Arapi 20 anni, 2 anni e 1 mese pena sospesa (3 anni); Erision Beqiri 21 anni, 3 anni e 2 mesi (4 anni e 10 mesi); Mateus Delilaj 21 anni, 2 anni e 6 mesi e 20 giorni (5 anni); Kreshnik Gjini 24 anni, 2 anni 1 mese e 10 giorni (4 anni e 4 mesi). Gran parte di loro difesi dagli avvocati Mauro Serpico, Fabio Crea e Leonardo Arnau. I ragazzi di età compresa tra i 18 e i 26 anni, prima di ogni furto si davano appuntamento in un bar di galleria Tito Livio. Qui, tra uno spritz e una pizzetta calda, individuavano l'obiettivo e si organizzavano per il colpo. Ognuno di loro aveva un compito preciso: chi faceva il palo, chi si intrufolava nelle case per fare razzia, chi andava a seppellire il tesoro lungo l'argine del Bacchiglione in zona Bassanello e chi vendeva il bottino nei compro oro padovani o nei campi rom milanesi. Da ottobre del 2016 a giugno del 2017 gli inquirenti hanno accertato almeno 25 colpi in totale. La quasi totalità dei condannati proviene dalla cittadina albanese di Laç e sono arrivati in Italia come minori non accompagnati quando avevano tra i 15 e i 16 anni.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA PADOVA In rito abbreviato, davanti al Gup Margherita Brunello, la banda dell'oro composta da dodici giovani albanesi, aveva totalizzato pene per 41 anni tutti accusati di furto, ricettazione e riciclaggio. E ieri davanti ai giudici della Corte D'Appello a Venezia, per quei venticinque colpi in abitazione hanno confessato e chiesto scusa, e si sono visti dimezzare la pena. Sono Kriostiano Janka, detto Laul di 20 anni, 2 anni e 4 mesi (in abbreviato 4 anni e 6 mesi); Sardanjel Lleshaj 20 anni, 3 anni (4 anni e 8 mesi); Ibrahim Sokoli 26 anni, 2 anni e 2 mesi (4 anni); Fabion Tuda 21 anni, 1 anno 4 mesi pena sospesa (2 anni e 8 mesi); Ecaterina Vatanu 20 anni, 1 anno e 6 mesi e 20 giorni pena sospesa (2 anni e 5 mesi); Ismail Alshabani 24 anni, 1 anno 6 mesi (2 anni e 5 mesi); Arjan Arapi 20 anni, 2 anni e 1 mese pena sospesa (3 anni); Erision Beqiri 21 anni, 3 anni e 2 mesi (4 anni e 10 mesi); Mateus Delilaj 21 anni, 2 anni e 6 mesi e 20 giorni (5 anni); Kreshnik Gjini 24 anni, 2 anni 1 mese e 10 giorni (4 anni e 4 mesi). Gran parte di loro difesi dagli avvocati Mauro Serpico, Fabio Crea e Leonardo Arnau. I ragazzi di età compresa tra i 18 e i 26 anni, prima di ogni furto si davano appuntamento in un bar di galleria Tito Livio. Qui, tra uno spritz e una pizzetta calda, individuavano l'obiettivo e si organizzavano per il colpo. Ognuno di loro aveva un compito preciso: chi faceva il palo, chi si intrufolava nelle case per fare razzia, chi andava a seppellire il tesoro lungo l'argine del Bacchiglione in zona Bassanello e chi vendeva il bottino nei compro oro padovani o nei campi rom milanesi. Da ottobre del 2016 a giugno del 2017 gli inquirenti hanno accertato almeno 25 colpi in totale. La quasi totalità dei condannati proviene dalla cittadina albanese di Laç e sono arrivati in Italia come minori non accompagnati quando avevano tra i 15 e i 16 anni.
M.A.