Maurizio Dianese

La Commissione parlamentare antimafia che arriva oggi a

Giovedì 18 Luglio 2019
Maurizio Dianese

La Commissione parlamentare antimafia che arriva oggi a Venezia scoprirà come le cose siano peggiorate rispetto alla precedente visita dei parlamentari in terra veneta, quattro anni fa. Già in quell'occasione ebbi modo di illustrare alla presidente Rosy Bindi la drammatica situazione del veneziano e in particolare della zona del Veneto Orientale, ma oggi sono convocato per una audizione nel corso della quale racconterò quanto la mafia si sia incistata nel nostro territorio e quanto ci sia bisogno di attenzione ma anche di uomini in Procura e fra le Forze dell'ordine per contrastare un fenomeno sempre più radicato e pericoloso.
La Commissione antimafia mi convoca per questo e cioè perché da anni sul Gazzettino descrivo la penetrazione in profondità delle organizzazioni criminali. Il quotidiano è sempre stato, in zone come Eraclea e Portogruaro, Caorle e San Donà di Piave, Venezia e la Riviera del Brenta, un punto di riferimento importante e riconosciuto anche dalla Procura di Venezia delle comunità e delle Amministrazioni locali, mettendo sull'avviso i propri lettori e i cittadini i quali oggi hanno il diritto di sapere che, ad esempio, nell'ultimo anno la penetrazione malavitosa ha fatto un altro passo avanti a Venezia dal momento che, dal Tronchetto, l'ex mafia del Brenta si è ora allargata a piazza San Marco, dove controlla i cosiddetti butti e cioè le infornate di turisti per Murano.
Vuol dire che le vetrerie e i portieri d'albergo, gli intromettitori e i tassisti, hanno come punto di riferimento, nella zona del Todaro, un malavitoso che gestisce in regime di monopolio tutti i motoscafi che partono alla volta di Murano. E così, dopo aver stabilmente conquistato il Tronchetto, la malavita veneziana che storicamente fa riferimento agli uomini della banda Maniero, adesso ha conquistato un'altra fetta di turismo veneziano. E se il Tronchetto da solo vale almeno 100 milioni di euro all'anno, solo per il trasporto dei turisti, con gli annessi le vetrerie e connessi alberghi e bar, negozi di piazza San Marco e taxi vale almeno il doppio. Si tratta di soldi che viaggiano prevalentemente in nero come dimostrano le inchieste anche recenti sia sul Tronchetto che sulle vetrerie di Murano. Il Comune non incassa un centesimo e, anzi, con l'Actv solo al Tronchetto ci rimette circa 3 milioni e mezzo di euro all'anno di mancati incassi visto che il 100 per cento dei turisti che scende dai pullman finisce sui lancioni privati.
L'INCONTRO
Oggi dirò alla Commissione parlamentare antimafia che i malavitosi sono talmente sicuri di poter fare quello che vogliono che si permettono pure di fare gli spiritosi, emettendo biglietti. Li stampano loro, con le fotocopiatrici di casa, sopra c'è scritto Voucher minicrociera Trasfer for Tronchetto San Marco euro 7.50, sufficienti per un imbarco su un lancione della mala.
Peraltro i contabili della banda assicurano che a fine giornata stilano un resoconto dettagliato degli incassi, ma bisogna credere loro sulla fiducia, mentre quel che è certo è che gli utili intanto viaggiano alla grande per i malavitosi se si pensa che uno dei due gruppi che si contendono l'egemonia sul Tronchetto, partito due anni fa con un lancione, adesso ne ha sei e punta ad insidiare l'egemonia dei vecchi malavitosi che da sempre controllano il Tronchetto.
IN LIBERTÀ
Si tratta di un gruppo di malavitosi che ha fatto il bello e il brutto tempo a Venezia e Mestre da metà anni 80 a metà anni 90. Poi sono finiti tutti in galera grazie alle confessioni del boss Felice Maniero, ma adesso stanno tornando tutti in libertà e tutti si fanno rivedere al Tronchetto a cominciare dal capo, quel Gilberto Boatto detto Lolli che pur ottantenne non disdegna la passeggiatina sul molo, a braccetto con quello che passa per essere il suo plenipotenziario nell'Isola Nuovissima.
Ma alla Commissione antimafia oggi dirò che non c'è solo la vecchia mafia del Brenta, a Venezia. Ci sono anche mafiosi palermitani, camorristi e un paio di ndranghetisti. E pure i cinesi. Tutti interessati al business del turismo. E se non si capisce ancora se si debba o no parlare di mafia cinese, è però certo che tutti i cinesi che arrivano in pullman a Venezia vengono lavorati da una sola persona che ha come punto di riferimento, guarda caso, proprio il gruppo di malavitosi del Tronchetto.
Ma se la situazione in centro storico è peggiorata, anno dopo anno, senza soluzione di continuità, non è che sul litorale vada meglio. Eraclea, ormai è chiaro, con tutta probabilità diventerà il primo Comune del Veneto sciolto per mafia, mentre si attendono gli sviluppi anche a Caorle dell'inchiesta sui casalesi insediati a Eraclea. Del resto i contatti tra i malavitosi delle due città sono già contenuti nelle carte processuali dell'indagine di Eraclea e, dunque, è probabile che l'inchiesta si allarghi fino a comprendere una fetta di rilievo del litorale veneziano, lambendo o travolgendo altre Amministrazioni comunali. Il Gazzettino ne ha scritto molte volte, avvertendo che indagini e inchieste sono importanti, ma ancora più importante è che la malavita organizzata non annodi fili con le comunità e con la politica, come è successo ad Eraclea.
Insomma alla Commissione antimafia, che arriva a Venezia grazie all'ostinazione dell'on. Nicola Pellicani, deciso ad accendere un riflettore sul Veneto per permettere a questa regione di scrollarsi di dosso un peso che rischia di soffocarla, dirò che il Veneto non è diverso dal Piemonte, dalla Lombardia o dall'Emilia Romagna e che anche il Veneto deve fare i conti con vecchie e nuove mafie. Ma dirò anche che se il Veneto è riuscito a vincere la battaglia contro la mafia di Felice Maniero, che è stata la banda più feroce, più numerosa e più ricca che sia mai esistita nel Nord Italia, può vincere anche questa. Basta che non commetta lo stesso errore e cioè di sottovalutare il pericolo, come ha fatto con Maniero, salvo risvegliarsi quando rischiava di essere troppo tardi.
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