SAN VITO
Le Dolomiti sarebbero così uniche, così straordinariamente

Lunedì 17 Giugno 2019
SAN VITO Le Dolomiti sarebbero così uniche, così straordinariamente
SAN VITO
Le Dolomiti sarebbero così uniche, così straordinariamente belle senza le popolazioni che le hanno vissute? La prima Festa del Folclore Ladino, ieri a San Vito di Cadore, ha evidenziato anche il ruolo degli abitanti della montagna. Per gli organizzatori una grande soddisfazione aver potuto mostrare, con una presenza consistente, che «la ladinità è ancora viva, fra tradizione e contemporaneità», come ha detto il presidente della Federazione tra le Unioni culturali dei Ladini Dolomitici del Veneto, Lucio Eicher Clere. La Festa del folclore ladino si inserisce nel programma delle celebrazioni per il decennale della Fondazione Dolomiti Unesco che coincide con il prestigioso sigillo consegnato nel 26 giugno 2009 a Siviglia. Proprio il 26 giugno prossimo ci sarà la celebrazione del decennale a Cortina, alla presenza del sottosegretario all'Ambiente Vannia Gava. Proprio il sottosegretario Gava domani invece a Roma in Senato illustrerà l'iniziativa in una conferenza stampa di presentazione.
IL BILANCIO
È stato proprio San Vito ieri, con la Festa del Folclore Ladino, ad aprire le danze di questi festeggiamenti. Il sindaco Franco De Bon, che ha partecipato indossando il vestito antico: «Abbiamo colto questa opportunità, credo che questa sia la prima manifestazione di una serie di eventi per il decennale. Quando ero dipendente della Provincia ho avuto la fortuna di accompagnare le delegazioni, nel 2006 e 2008, nella ricognizione dei nostri siti. È stato emozionante partecipare, il nostro Paese ha un elevato numero di siti ma quelli naturalistici si contano sulle dita di una mano e noi siamo uno dei questi. Le Dolomiti sono state riconosciute come valore ambientale nazionale assoluto. Insieme alla geologia, insieme al paesaggio ci mettiamo anche la gente, e quindi l'identità, e quindi i Ladini». Quanto alla consapevolezza del valore del riconoscimento. «Qualcuno - prosegue De Bon - si era illuso che il 26 giugno 2009 le cose fossero risolte, in realtà a dieci anni abbiamo capito che quello era un punto di partenza non d'arrivo. È evidente che, e metto in prima fila San Vito, il non aver ancora installato all'ingresso del paese almeno una cartellonistica che ricordi le Dolomiti Unesco significa aver perso un'opportunità».
LA MANIFESTAZIONE
Ieri la giornata ha offerto un ricco programma. Radunati i gruppi nei vestiti della tradizione alle 15.30, bloccato il traffico sulla statale di Alemagna, è iniziata la sfilata fra gli applausi del numeroso pubblico e gli scatti di centinaia di telefonini. Raggiunta la chiesa parrocchiale c'è stato il vespro con i canti patriarchini delle corali di Zoppè e di San Vito, è seguito sul sagrato il concerto della Banda Valboite e ancora i balli dei gruppi.
LA TRADIZIONE
Per San Vito un giorno pregno di significati, spiega Lucio Eicher Clere: «Anticamente le Regole riunivano le assemblee per scegliere coloro che andavano nei pascoli di montagna con gli animali. È quindi la festa di tutti che si unisce alla ricorrenza del santo patrono. Abbiamo proposto di fare questa festa in coincidenza ed è stato importante che abbiano accolto la proposta sia l'Union Ladina d'Oltreciusa, diretta da Daniele Lucia che ha curato materialmente l'organizzazione, che il sindaco Franco De Bon che in Provincia ha le deleghe per le minoranze linguistiche». Tanti gruppi ladini. «Sono arrivati - spiega Eicher Clere - da Fodom a Rocca Pietore, da Gosaldo a Rivamonte, da Selva al Comelico alla vallata del Boite per una manifestazione che manifesta l'essenza della ladinità. Due gli elementi per la conservazione: la lingua e gli aspetti tradizionali a cominciare dal vestire con orgoglio l'abito antico come oggi. Peccato che da Ampezzo non sia venuto nessuno. Lì l'attenzione è tutta concentrata negli eventi internazionali ma chi vive sul territorio ha necessità di essere in sintonia con la vita delle persone o rischia di perdere i valori originari».
Giuditta Bolzonello
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