«Una sanità su modello Luxottica»

Sabato 13 Giugno 2020
«Una sanità su modello Luxottica»
L'INTERVISTA
BELLUNO «Nel territorio di Belluno esiste un sistema di welfare come quello della Luxottica che è d'avanguardia a livello mondiale. Se si riuscisse a copiarlo e ad estenderlo all'intero territorio si potrebbe far diventare il profilo di salute dei bellunesi uno dei più interessanti, non solo sul piano del Veneto ma anche nel panorama italiano e oltre».
Si presenta così Sandro Cinquetti, il nuovo direttore del dipartimento di Prevenzione dell'Usl delle Dolomiti. Sarà lui a prendere il posto di Fabio Soppelsa, che aveva rinviato la pensione di due mesi per evitare una staffetta nel pieno dell'emergenza coronavirus. Cinquetti, 62 anni, sposato, con cinque figli, veronese di nascita e trevigiano di adozione, residente a San Pietro di Feletto, arriva dall'Usl della Marca, dove ancora per due giorni ricoprirà il ruolo di direttore del servizio Igiene e sanità pubblica. Ha lavorato nel trevigiano per 36 anni, con una partentesi da direttore sanitario a Pordenone, partendo dal dipartimento di Prevenzione dell'ex Usl di Conegliano e Vittorio Veneto.
Ora il nuovo orizzonte è quello delle Dolomiti. Dottor Cinquetti, che lavoro si aspetta nella provincia di Belluno?
«È un territorio che ha delle potenzialità enormi. Anche dal punto di vista sanitario. Sarà fondamentale continuare a lavorare, a livello di prevenzione, sugli stili di vita, adoperandosi in modo particolare per ridurre i problemi di salute correlati all'alcol e al fumo. Al momento, comunque, si deve restare concentrati sulla coda dell'epidemia da coronavirus».
Adesso il peggio è alle spalle?
«Tutti si augurano che non ci siano seconde ondate. Oggi siamo davanti alla coda dell'epidemia. Dobbiamo aspettarci altri singoli casi, anche di importazione. L'importante è agire tempestivamente per evitare che si formino nuovi grandi focolai di Covid-19».
Il lavoro nel campo della prevenzione le ha dato una fama nazionale, rimanendo in casa nostra. Com'è nata l'idea di trasferirsi nell'Usl delle Dolomiti?
«Quello di Belluno e delle Dolomiti è un territorio che apprezzo in modo particolare, grazie anche alla mia passione per la montagna. A Treviso c'erano in ballo tre nomi per il ruolo di direttore del dipartimento di Prevenzione. È stata fatta una scelta. Poi, sulla base di un concorso, l'Usl delle Dolomiti mi ha dato la possibilità di tornare a guidare un dipartimento di Prevenzione. Posso riprendere il lavoro che mi piace fare. Tra l'altro in un territorio meraviglioso».
Quali sono le principali sfide che ha affrontato nei 36 anni passati nel trevigiano?
«Mi piace ricordare l'avvio degli screening oncologici. È un programma che mette assieme salute ed equità: vengono visti tutti, senza distinzioni tra ricchi e poveri. Grazie a questa attività non è diminuita solo la mortalità, ma anche l'incidenza stessa delle malattie, che possono essere intercettate ancora prima che si sviluppino».
Ha anche studiato il Prosecco come pochi altri.
«Abbiamo lavorato molto sul rapporto tra prodotti fitosanitari e salute. Il risultato più importante è stata l'eliminazione del glifosate nel trattamento di diserbo. Resta il rammarico per le tensioni sul territorio che non sono sparite del tutto. Servono altri tre passi: l'ampio utilizzo di sistemi di recupero, l'uso di molecole meno impegnative sotto il profilo del rischio e l'approdo alle coltivazioni biologiche. Solo così il Prosecco potrà raggiungere la completa sostenibilità e l'accettazione sociale».
Abbiamo parlato del coronavirus. Quali altre epidemie ha affrontato nella Marca?
«I casi di meningite menigococcica di tipo C tra il 2007 e il 2008. Ricordo benissimo quell'evento: 8 casi e 3 decessi. L'indagine epidemiologica aveva riguardato diversi locali da ballo. Da lì è partita la politica di estensione del vaccino anti-meningococco C. Mentre risale all'anno scorso il focolaio di tubercolosi nella scuola di Motta di Livenza che ha portato a evidenziare 13 casi di tubercolosi conclamata e 50 casi di tubercolosi latente».
Negli ultimi tempi si è occupato anche dell'introduzione dell'obbligo vaccinale.
«Sì, e posso dire che sarebbe bello che tutti si vaccinassero perché consapevoli degli elementi di verità scientifica piuttosto che per imposizione.
Mauro Favaro
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