Storia dei Cassol "brasiliani"

Martedì 19 Agosto 2014
Josè Ademar Cassol, uno dei tantissimi discendenti della famiglia Cassol che alla fine del XIX secolo emigrarono da Belluno al Brasile, è un architetto, che si diletta a suonare come violinista nell'Orchestra da Camera di Florianopolis, e a scrivere. E che recentemente si è dedicato alla stesura di un poderoso volume (poco meno di 600 le pagine) dal titolo «Trajetoria da familia Cassol», ovvero il percorso della famiglia Cassol.
Il libro sarà presentato domani sera, mercoledì 20 agosto (ore 18, ingresso libero), nella sala riunioni dell'associazione Bellunesi nel Mondo (via Cavour) per iniziativa della stessa Abm e della biblioteca dell'emigrazione Dino Buzzati.
La pubblicazione, in lingua portoghese, racconta in forma piana, familiare e piacevole la storia della famiglia Cassol di Florianópolis, capitale dello Stato di Santa Caterina, in Brasile. La vicenda prende avvio da Pietro Antonio Cassol che nel lontano 1877, con la moglie e i figli, lasciò San Gregorio nelle Alpi, dando inizio nel nuovo mondo alla «trajetoria» della famiglia, diventata, grazie soprattutto al nipote Pietro Ernesto e ai suoi figli, uno dei colossi dell'industria e dell'economia del sud del Brasile, con decine di stabilimenti e migliaia di dipendenti nel settore dell'edilizia e del legno. Santa Caterina è uno degli Stati più densamente abitati da italiani ed oriundi, discendenti di quei migranti che proprio a cavallo fra XIX e XX secolo lasciarono la nostra provincia e s'imbarcarono per cercare fortuna al di là dell'Oceano. Qui si trovano infatti diverse comunità gemellate con Comuni bellunesi: Criçiuma con Sedico, Sideropolis - il cui nome un tempo era Nova Beluno - con Forno di Zoldo, Urussanga con Longarone. E qui i cognomi, a volte magari un pò modificati, sono quelli d'origine. Allo stesso modo la lingua: nel suo libro, infatti, Ademar riporta anche alcune espressioni tipiche della madre Ida Barchet Cassol (sparagna e la gatta magna!) e del padre Ernesto Antônio Cassol (sacranon!) facilmente riconducibili alla matrice bellunese.

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