«Siamo in quarantena, ma da Los Angeles a qui pochi controlli»

Martedì 7 Luglio 2020
«Siamo in quarantena, ma da Los Angeles a qui pochi controlli»
L'ODISSEA
BELLUNO Per più di quattro mesi, da marito e moglie, condividendo tutto. Ora, appena tornati dalla California, vivono da separati in casa. Obbligati a non entrare in contatto con nessuno per due settimane. Due i bagni, due le camere. Con il vicino che porta la spesa fuori dalla porta. La loro colpa, seppur senza alcun sintomo? «Aver seguito le norme prescritte per la prevenzione. Quelle dell'Usl 1 Dolomiti che, di nostra iniziativa seguendo le indicazioni, abbiamo avvisato del nostro ritorno e che ci ha messo subito in quarantena», sintetizza Antonio Bon, bellunese di Borgo Valbelluna.
IL VIAGGIO
Dall'aeroporto di Los Angeles a quello di Francoforte, fino al Marco Polo, dopo essere stato ad Orange County (50 chilometri da Los Angeles), con la moglie Francesca Zannini, a trovare il figlio Domenico che lavora per la Oakley, azienda acquisita da Luxottica nel 2007. E per abbracciare anche la nuora Moira Dalle Grave e i nipoti Filippo e Giulia: «C'è grande superficialità in America, la mia impressione è che buona parte della gente non segua i dettami del governo contro la diffusione del Covid 19. I cartelli ci sono, ma nessuno controlla. In aeroporto, a Los Angeles, tutti avevamo la mascherina, ma nessuno si preoccupava del distanziamento. Eravamo tutti ammassati come pecorelle». Non cambia di molto la situazione nel volo Lufthansa su Francoforte: «Dal sito della compagnia pareva che sarebbe stato occupato un posto sì e un posto no e che non si potessero portare trolley da mettere in cappelliera. In realtà il 70% dei passeggeri aveva borsoni e trolley nelle cappelliere». La telenovela non è finita. Nella pausa, prima del volo per Venezia, Francesca e Antonio si fermano per uno spuntino in un box all'interno dell'aeroporto: «L'inserviente era senza mascherina, senza guanti e maneggiava panini e soldi».
AUTODICHIARAZIONE
Sbarcati al Marco Polo i coniugi sono pronti a consegnare il foglio in cui dichiarano di venire dagli Stati Uniti: «Non me lo ha chiesto nessuno, saremmo potuti arrivare da chissà dove». Ultimo passo: la decisione autonoma di avvisare l'Usl, telefonando all'ospedale San Martino: «Non mi hanno fatto alcun tampone, mi hanno detto che non lo faranno». Ha un sapore amaro il commento di Antonio Bon, 71 anni pensionato: «Se ci sono norme che riteniamo giuste per bloccare la pandemia, vanno seguite da tutti. Io non ho elementi per giudicare come avvengano i controlli. La mia sensazione, peraltro, è che non ci siano, o non siano coordinati».
Daniela De Donà
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