Sette anni senza contratto il settore pulizie ora protesta

Mercoledì 21 Ottobre 2020
I SINDACATI
BELLUNO Durante il lockdown non hanno mai smesso di lavorare, anzi hanno intensificato la loro attività, hanno un contratto part time da 18 ore ma i più lavorano almeno 30 35 settimanali: per loro il contratto nazionale è scaduto da 7 anni e rinnovarlo è una battaglia che i sindacati stanno portando avanti da mesi con le aziende. Sono gli addetti alle pulizie, un esercito che in provincia conta, assunti da diverse aziende, circa un migliaio di persone di cui 300 operano all'interno dell'Usl 1 Dolomiti, 400 nelle case di riposo e il resto nel civile. Per loro oggi in Veneto Cisl Fisascat, Cgil Filcams e Ultratrasporti hanno organizzato presidi sparsi tra Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza. A Belluno, probabilmente, non ci sarà ma Cisl vuole far sentire alla categoria tutta la sua vicinanza. «Le aziende di servizi di pulizia con la pandemia hanno intensificato gli appalti e le ore di attività spiegano Fulvia Diana Bortoluzzi e Stefano Calvi -, hanno anche assunto lavoratori e nel complesso si stima un aumento del fatturato di circa 2 milioni di euro con un aumento medio del 20% per ogni appalto». Eppure il contratto nazionale è lì fermo da sette anni e sembra difficile anche riuscire a ottenere un aumento in busta paga di 80 euro in quattro anni per questi lavoratori. «Non solo spiega Calvi i primi tre giorni di malattia sono retribuiti, ma adesso le aziende vogliono togliere la retribuzione». È il sottobosco di chi pulisce ospedali, mense, grandi aziende e può sperare di veder pagato il proprio lavoro, al massimo, 7,49 euro l'ora. «La protesta non è uno sciopero - chiarisce Bortoluzzi -, vogliamo dare il nostro supporto a queste persone, per lo più donne. La trattativa purtroppo non riesce a decollare perchè le aziende giocano sempre al ribasso».
A.Tr.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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