L'EVENTO
BELLUNO Una rapina? Certo è che il caveau della Banca d'Italia

Giovedì 14 Novembre 2019
L'EVENTO BELLUNO Una rapina? Certo è che il caveau della Banca d'Italia
L'EVENTO
BELLUNO Una rapina? Certo è che il caveau della Banca d'Italia pare proprio la scena del crimine. Tutto finto, peraltro: lo storico palazzo Navasa-Colle, sotto i portici di piazza del Martiri, si è prestato a mettere in mostra i modi con cui la Polizia scientifica opera sul campo. Per il taglio del nastro, ieri, affiancando il questore Lilia Fredella, è arrivato da Roma il direttore centrale anticrimine, il prefetto Francesco Messina. Un'autorità che ha messo nero su bianco un'eccellenza della polizia di Stato: «Seguo la mostra itinerante con attenzione perché permette momenti gratificanti, come è questo - è stata la premessa è occasione per presentare una struttura che non vale solamente come contrasto alla criminalità». Poi l'omaggio a chi ha iniziato il percorso, agli inizi del 1900: «Ci sono state le intuizioni del padre della polizia scientifica, Salvatore Ottolenghi, ma oggi siamo ben oltre. Stiamo andando verso la costruzione di un investigatore multitasking». Non è mancato, da parte di Messina, un riferimento alla situazione criticissima in cui versa Venezia in queste ore: «I campanelli di allarme devono essere ascoltati. Occorre adesso reattività, anche con il contributo e l'impegno delle forze dell'ordine. Venezia va tutelata».
SCENA DEL CRIMINE
Non sono pochi gli appassionati alle serie televisive stile Csi che vedono protagonisti operatori della Scientifica, che sia a Miami o a Los Angeles. Ecco la caccia a impronte e a frammenti vari che dalla scena del crimine passano alle provette di laboratorio. «Gli strumenti tecnologici sono importanti, ma al di là della tecnologia è fondamentale l'aspetto umano, con il fondamentale apporto dato dall'intuito e dalla sensibilità», ha precisato il direttore del servizio polizia scientifica, Luigi Rinella che della Centrale anticrimine ha fatto il ritratto. «Operano quasi 3000 dipendenti, di cui più di 100 con ruolo tecnico», ha detto. Ovvero biologi, ingegneri, chimici, informatici. Tutti a disposizione per trovare risposte a esplosioni, a ricercare il Dna, a studiare volti. O a dare la caccia alle impronte digitali: «Non mutano più già dal terzo mese uterino», ha affermato Rinella.
GLI STRUMENTI
Alla cerimonia inaugurale della mostra si è parlato anche di Afis con i suoi 16milioni di segnalamenti, di scanner 3D e di modalità per costruire un identikit. Tanti passi in avanti sono stati fatti dalla Polizia scientifica che, come sottolineato dal relatore, ha due anime, un approccio scientifico in collaborazione con le Università, ed uno prettamente tecnologico. Una precisazione è stata fatta: la polizia scientifica non si occupa solo di criminali. Un esempio? Si è intervenuti in seguito ad un incidente aereo, in Somalia, con lo scopo di dare una mano nella ricerca delle identità dei passeggeri.
LA MOSTRA
Il titolo è Frammenti di Storia. L'Italia attraverso le impronte,le immagini e i sopralluoghi della Polizia scientifica e sarà visitabile da sabato 16 novembre a sabato 23 novembre. Lo scopo è dare modo a cittadini e studenti di ammirare un panoramica della storia contemporanea del nostro Paese. «In ogni provincia si aggiunge qualcosa di specifico ha concluso Messina qui il Vajont, una tragedia che colpì tutto il Paese, in cui la nostra collaborazione ebbe a che fare con la tutela della comunità». Le foto sui pannelli passano in rassegna episodi per lo più noti della storia patria: l'incendio doloso alla Città della scienza, a Napoli, l'arresto di Bernardo Provenzano, l'incidente aereo al grattacielo Pirelli, il terremoto di Amatrice, l'incendio alla Cappella della sindone. Pubblico vario ieri all'inaugurazione. Presenti anche alcuni studenti della classe quarta liceo multimediale Catullo, con il dirigente scolastico Mauro De Lazzer. Lilia Fredella ne ha spiegato la presenza: «Con la divisione anticrimine lavoreremo insieme ad un progetto sulla violenza di genere».
Daniela De Donà
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