Zaia pensa a nuove restrizioni «Riapertura aziende? Ora no»

Giovedì 2 Aprile 2020
IL PUNTO
VENEZIA C'era una volta la Pasquetta. Il lunedì dopo la Pasqua si prendevano gli avanzi del pranzo del giorno prima, si cucinavano in aggiunta due uova, si prendevano un salame, un po' di pan biscotto e si andava a far festa sull'argine di un fiume. Ed era davvero una festa. Quest'anno si resterà in casa e, se tutto va bene, sarà comunque festa perché sarà l'ultimo giorno di quarantena forzata, di clausura, di astinenza da qualsiasi forma di socialità. «Tutto lascia intendere che fino al 13 aprile resteranno le restrizioni e io le intensificherò», ha detto ieri il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, anticipando la proroga dei divieti decisa in serata dal premier Giuseppe Conte. Poi, un po' alla volta, gradualmente, si tornerà alla normalità. Ma, intanto, per altre due settimane, dovremo rispettare i soliti limiti.
«I dati cominciano a muoversi in maniera giusta, ma non dobbiamo abbassare la guardia - ha detto Zaia - La situazione è sotto controllo con focolai evidenti nelle case di riposo, che continuiamo a monitorare. Non c'è più la situazione di 18/20 persone in terapia intensiva al giorno. Siamo pronti anche al peggio, abbiamo 825 letti e ne stiamo allestendo altri, e crediamo che un dato da solo non dia una tendenza». Però, ha confermato, i dati sono positivi: meno ricoverati, meno gente in terapia intensiva. Segno che la politica delle restrizioni sta pagando. Solo che non è ancora finita. E «non ci sono quindi le condizioni per riaprire le aziende».
L'ORDINANZA
«Sappiamo che sta arrivando un nuovo Dpcm - ha detto ieri mattina il presidente della Regione - Confermiamo che appena uscito, pur avendo una base giuridica decisamente complessa, abbiamo già preparato un'ordinanza restrittiva, per confermare le misure in essere con alcune novità». E cioè la chiusura domenicale dei supermercati e il limite dei 200 metri per le passeggiate e le corsette attorno a casa. Più altre restrizioni, probabilmente sul fronte dei mercati per evitare assembramenti di persone. Di qui un appello ai ragazzi perché rispettino le prescrizioni: «Se riusciamo a soffrire un attimo, a tenere, ne usciamo e sarà un medaglia che soprattutto i giovani si metteranno al petto. Non si tratta di stare chiusi in casa ma di avere attenzioni maggiori in questo breve periodo». Del resto, come dice il proverbio, una rondine non fa primavera. E dunque il calo dei ricoverati non può essere inteso come una tendenza assoluta. «Oggi è così, domani le cose possono cambiare», ha detto Zaia, orgoglioso di avere disposto la riapertura di vecchi ospedali. «So già che qualcuno un domani potrebbe dire: avete riaperto l'ospedale di Valdobbiadene e non l'avete neanche usato. Magari fosse così».
LA RIAPERTURA
Il nuovo tema che la Regione Veneto sta iniziando ad affrontare è la ripartenza. «I dati cominciano ad andare nella direzione giusta, ma non possiamo abbassare la guardia - ha detto Zaia - Non possiamo ripetere quanto avvenuto ad Hong Kong che dopo la quarantena ha riaperto troppo presto, senza regole, senza nessun criterio, e così ha dovuto ritornare alla quarantena». Potrebbe essere determinante l'esame sierologico che attesta l'immunità: «Dobbiamo fare in modo che si vada a cementificare la diga rispetto al virus e fare in modo che le imprese riescano ad aprire. Il test sierologico che stiamo sperimentano in Veneto  va in questa direzione, per dare la patente di immune agli operai. Penso che finita la fase sperimentale l'obiettivo sia di darlo anche alle imprese». Ma, ha ribadito Zaia, sia l'Europa che l'Italia dovranno fare la loro parte: «Se la Germania ha stanziato 550 miliardi ed è tre volte tanto l'Italia, il nostro Paese non potrà non trovare almeno 150 miliardi».
POLEMICHE
E mentre continuano le donazioni dei veneti, grosse e piccole cifre che hanno consentito di raggiungere per ora un totale di 18,5 milioni di euro, è polemica sui tamponi bloccati per mancanza di reagenti. «In consiglio regionale ci è stato detto che i tamponi non ancora analizzati erano settemila, adesso Zaia dice che sono ben 10mila. Si mettano d'accordo - ha detto Graziano Azzalin (Pd) - I quattro-cinque giorni per avere i risultati, troppi per chi come medici e infermieri continua a essere quotidianamente in contatto con decine di persone, sono diventati sette, sempre nelle parole del governatore. Questa metodologia comunicativa va rivista: non stiamo dando i numeri del lotto, servono messaggi chiari e univoci».
Alda Vanzan
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