Tria: «Autonomia, avanti ma rispetto per la Carta»

Venerdì 19 Aprile 2019
LA TRATTATIVA
VENEZIA Giovanni Tria ieri è stato un'ora in audizione per fare il punto (morto, a giudicare dai risultati) sull'attuazione del federalismo fiscale. Ma sono bastati pochi secondi, dedicati agli «effetti finanziari» dell'autonomia differenziata, per riaccendere il dibattito politico: «Segnalo che in alcuni casi le richieste regionali non appaiono del tutto coerenti con i principi costituzionali», ha detto il ministro dell'Economia davanti alla commissione bicamerale, riferendosi in particolare alla «competenza legislativa esclusiva in materia di sistema tributario e contabile dello Stato». Un richiamo alla Carta «doveroso», ha sottolineato lo stesso esponente dell'esecutivo, precisando però che nella trattativa «non è stato messo in dubbio che queste intese possano andare oltre» per cui «possono benissimo andare avanti»: un via libera prontamente raccolto dal governatore Luca Zaia.
I LIVELLI ESSENZIALI
Il problema vero è piuttosto quello di superare lo stallo e questa sì che è una faccenda di finanze. Come ha ricordato in giornata proprio la delegazione trattante del Veneto, a dieci anni dalla legge Calderoli «nulla è stato ancora fatto per la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni». Ha sottolineato Tria: «L'assenza dei Lep, unitamente alla carenza di risorse finanziarie e alla mancata riforma del catasto, rende poco agevoli le scelte per il progressivo abbandono della spesa storica in favore di fabbisogni e capacità fiscali standard». Per questo la bozza dell'accordo prevede, nel passaggio dall'una agli altri, l'adozione di una soluzione temporanea: la media storica nazionale. «Allora ha spiegato il ministro è un problema semplicemente aritmetico: se si applica il principio del costo medio, ci saranno delle Regioni che vedranno aumentare le risorse a disposizione e delle Regioni che le vedranno diminuire. Se non si accetta che alcune perdano delle risorse, bisogna evidentemente mettergliene a disposizione delle altre».
LA VOLONTÀ
Come detto, però, questo rimedio verrebbe utilizzato solo se dovesse prolungarsi il ritardo nella definizione dei Lep e dei fabbisogni standard, che sarebbero invece «la cosa migliore» secondo il titolare dell'Economia (e non solo lui). «È strano ha osservato al riguardo che il dibattito politico si sia subito spostato sulla questione del costo medio e quindi di chi possa perdere e guadagnare risorse, dando per scontato che non si possa andare nella direzione corretta dell'applicazione dei principi di federalismo fiscale e controllo dell'efficienza della spesa pubblica». Così la pensa il tecnico, ma la decisione è della politica. «Il mio giudizio personale come ministro ha concluso è che ci sono i modi e i tempi di andare nella direzione corretta, ma ci vuole ovviamente la volontà politica di andarci. Non credo ci siano ostacoli ad andare avanti sull'autonomia, ma si dovrebbe seguire la strada maestra che è implicitamente scritta anche nella bozza. Evidentemente però ci si crede fino ad un certo punto».
LE REAZIONI
L'opposizione ha colto nelle parole di Tria i segnali di grossi guai a Palazzo Chigi. A cominciare dal Partito Democratico: «Il Governo brancola nel buio», ha detto il deputato Roger De Menech; «Nuovo stop alle velleità di Zaia», ha rincarato il capogruppo regionale Stefano Fracasso. Critica anche Forza Italia, con la senatrice Anna Maria Bernini: «Il ministro ha messo in discussione il cuore stesso della riforma», ha tuonato la senatrice.
Invece il leghista Zaia ci ha letto positività: «Ora il vero tema è portare avanti il lavoro. Solo così si affrontano le ultime limature. Si tratta di fare come sostenne Michelangelo per la Pietà: togliere tutto il marmo che c'è in più e alla fine verrà fuori l'opera, ma bisogna che qualcuno cominci a scalpellare. Con le sue dichiarazioni, Tria ha dimostrato di voler fare così, quindi ben vengano questo approccio e questo metodo di lavoro». E il monito sulle richieste incostituzionali in materia tributaria e contabile di esclusiva potestà statale? Il governatore ha ceduto la risposta alla delegazione trattante guidata dal costituzionalista Mario Bertolissi: «Nelle bozze di intesa non c'è nulla che comporti invasioni di campo da parte della Regione Veneto. In discussione ci sono le fonti di finanziamento delle funzioni regionali ed è di esse che ci si occupa».
IL DOCUMENTO
Intanto, com'era già accaduto sei mesi fa per la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, anche in occasione del nuovo Def è stata inserita una risoluzione gialloverde che pone l'obiettivo di portare a termine il percorso imboccato al momento da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Lega e Movimento 5 Stelle invitano l'esecutivo «a dare seguito alla fase finale dei procedimenti avviati» sul regionalismo differenziato, «in considerazione dello stato avanzato delle iniziative per la realizzazione dell'autonomia regionale ed in particolare della condivisione espressa dal Consiglio dei ministri dello spirito delle medesime iniziative».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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