IL GIALLO
PADOVA Davanti al giudice Mohamed Barbri ha ribadito di essere innocente.

Sabato 25 Gennaio 2020
IL GIALLO PADOVA Davanti al giudice Mohamed Barbri ha ribadito di essere innocente.
IL GIALLO
PADOVA Davanti al giudice Mohamed Barbri ha ribadito di essere innocente. Il marocchino, accusato di aver ucciso e nascosto il cadavere della moglie Samira El Attar, scomparsa dalla loro casa di Stanghella dal 21 ottobre, pensava che questo forse sarebbe bastato per uscire da uomo libero dal tribunale di Rovigo, dopo l'interrogatorio di garanzia di fronte al Gip. Tanto che il 41enne sorrideva quando è uscito dal cellulare della polizia penitenziaria nel cortile della procura polesana. Le cose sono andate in maniera opposta: il giudice ha convalidato l'arresto per omicidio e occultamento di cadavere, confermando la custodia cautelare in carcere. Così Barbri, esattamente 54 minuti essere arrivato in tribunale, è stato fatto risalire sul furgone che poi l'ha riportato in cella.
NON RISPONDE
Consigliato dal suo avvocato, il marocchino si è avvalso della facoltà di non rispondere, in attesa di capire meglio i nuovi documenti prodotti dagli inquirenti e consegnati ieri mattina al suo avvocato. Ha deciso, però, di rilasciare delle dichiarazioni spontanee. Ha esordito professando la sua innocenza. «Voglio mia moglie, io non ho fatto niente» ha ripetuto un paio di volte nel suo italiano stentato al gip Raffaele Belvederi.
Poi Barbri ha spiegato il perché della sua fuga a Madrid. Il 41enne ha assicurato di essere andato in Spagna per cercare sua moglie. Prova ne sarebbe un volantino che aveva in tasca quando la Brigada móvil della Policía nacional spagnola l'ha fermato lunedì 13 gennaio, poco dopo le 10, alla Stazione Sud della capitale iberica. Sul foglio la foto della consorte e due parole: «Buscar Samira», cercare Samira. Un volantino, trovato dagli agenti il giorno che l'hanno perquisito, che Mohamed ha spiegato voler affiggere lungo le strade di Barcellona e Madrid.
Il marocchino ha voluto dimostrare anche che la sua non è stata una fuga. E a prova di questo ci sarebbe il biglietto di ritorno per l'Italia acquistato assieme a quello di andata la mattina di Capodanno. Davanti al giudice l'indagato ha presento la copia della stampata dell'avvenuto pagamento di un biglietto da Madrid a Milano in partenza alle 11.40 del 13 gennaio dalla stazione Sud della capitale spagnola, ovvero il luogo dove proprio quel giorno è stato fermato e portato in cella dalla polizia sulla base del mandato d'arresto internazionale firmato giusto quella mattina dal Gip rodigino.
Ma per quale motivo Mohamed ha pensato che sarebbe stato utile cercare Samira in Spagna? Perché attaccare a Barcellona e Madrid dei volantini con la sua fotografia? Che interessi aveva sua moglie nella penisola iberica? Il suo avvocato Daniele Pizzi non sa dirlo: «È un fatto che dovremo approfondire. Lo faremo la prossima volta dopo aver visionato la nuova documentazione, due faldoni da 200 pagine».
Mohamed con le sue dichiarazioni ha svelato anche come ha vissuto mentre era all'estero: non ha dormito per strada, non ha fatto la vita del vagabondo. Il marocchino ha mostrato al giudice le ricevute delle pensioni dove ha soggiornato sia a Barcellona che a Madrid. Ma con che soldi si è mantenuto per 12 giorni senza appoggi esterni? Qualcuno l'aiutava? «Barbri - spiega Pizzi - aveva con sé del denaro contante, aveva ricevuto da poco la liquidazione e quindi ha potuto permettersi viaggio e pernottamenti».
IL VIAGGIO
Il marito di Samira era uscito di casa con un po' di pane e qualche mandarino la mattina di capodanno, alle 7.30, dopo aver affidato la figlia alla nonna materna. Barbri aveva inforcato la sua bicicletta mentre il ghiaccio della notte ricopriva ancora l'asfalto e l'erba dei fossati. Poi il marocchino ha raggiunto pedalando la stazione di Monselice, a pochi chilometri dalla sua abitazione di Stanghella, nella Bassa Padovana, quindi ha preso un treno diretto a Bologna. Dal capoluogo emiliano è arrivato con un altro treno a Milano e da qui è partito con un Flixbus notturno per Barcellona, dove è giunto nel pomeriggio del 2 gennaio.
Ha fatto una fugace telefonata al suo parente più stretto in Italia, un cugino, con un cellulare prestatogli da un tunisino. E una al suo avvocato per dire che stava bene e che si trovava in Spagna, poi più nulla, fino all'arresto. Quindi il carcere e il volo di ritorno in Italia con le manette ai polsi, la notte a San Vittore e il trasferimento a Rovigo. Barbri è arrivato sorridente davanti al giudice ieri mattina. L'avvocato spiega: «Forse nemmeno ha capito della gravità della sua posizione. Credeva che sarebbe stato rilasciato». Invece è tornato di nuovo dietro le sbarre con le manette ai polsi.
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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