Milena Cecchetto dice addio alla Regione Veneto (e a 8mila euro netti al mese): «Meglio fare il sindaco». ​Cosa ha detto a Zaia? «Torno a fare ea tigre de Montecio»

La politica vicentina si candida alla guida di Montecchio Maggiore. «Mi fermavano e mi dicevano: "Ciò, Cecchetta, un giro a Venessia te lo ghemo fatto fare, adesso torna casa che te servi qua"»

Mercoledì 3 Aprile 2024
Milena Cecchetto dice addio alla Regione Veneto

MONTECCHIO MAGGIORE (VICENZA) - Rinunciare a ottomila euro netti al mese per prenderne quattromila. «Lordi», precisa. Chiudere, in anticipo, l'esperienza in Regione Veneto da consigliere semplice della Lega («Per scelta, non ho voluto incarichi perché prima bisogna imparare») per tornare a fare - ovviamente se sarà eletta - il sindaco di un Comune che non è capoluogo di Regione, non fa provincia, ha poco più di 23mila abitanti, ma che nel suo cuore è il top.

Dice: «Il mondo è grande, ma Montecchio è Maggiore».


Cinquantadue anni («Bisogna proprio scriverlo?»), mai sposata ma impegnata sentimentalmente, parlantina sciolta che non disdegna il dialetto, la vicentina Milena Cecchetto è arrivata in consiglio regionale del Veneto nel 2020, subentrata a Manuela Lanzarin dopo che il governatore Luca Zaia ha richiamato in giunta l'assessore. Il suo nome è finito nelle cronache principalmente per due motivi: l'amicizia con Stefano Gheller e l'appoggio alla legge sul fine vita e le molestie subite dal collega di Fratelli d'Italia Joe Formaggio su un divanetto di Palazzo Ferro Fini. Appunto: quanto ha inciso quella vicenda nella scelta di lasciare anzitempo l'assemblea legislativa veneta? Milena Cecchetto, quasi incredula della domanda, sgrana gli occhi: «Zero». Per quella storia ha ottenuto le scuse e un assegno devoluto in beneficenza.

La scelta di Milena Cecchetto


Tant'è, Milena - come l'hanno sempre chiamata i suoi concittadini: «Per nome, sì» - vuol tornare a fare quello che ha fatto dal 2009 al 2019: il sindaco di Montecchio Maggiore, il paese che si vantava di avere il record europeo di partite Iva, il centro che nelle intenzioni della Cecchetto dovrebbe diventare la capitale dell'Alto Vicentino: «Ci manca l'aeroporto, ma provvederemo». Ai suoi che ieri mattina hanno partecipato alla presentazione della candidatura nel Castello di Giulietta, ha già promesso: «Da qua ai prossimi cinque anni - e se vorrete anche dieci - ci sarà solo sviluppo». L'altro record, in questa stagione ad alto tasso di litigiosità, è di avere con sé una squadra unita: tutti i partiti della coalizione con i segretari presenti in carne e ossa (il leghista Alberto Stefani, il meloniano Silvio Giovine) o in collegamento (l'azzurro Pierantonio Zanettin), senza contare il parterre che ha riempito la sala: i parlamentari Erika Stefani e Erik Pretto, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti con i colleghi Marco Zecchinato, Silvia Maino, Gabriele Michieletto, l'europarlamentare Paolo Borchia, l'ex sindaco di Vicenza fresco di passaggio a Fratelli d'Italia Francesco Rucco. Ecco, se c'era un assente, quello era l'attuale primo cittadino di Montecchio, Gianfranco Trapula, già assessore nella giunta di Cecchetto e che teoricamente avrebbe potuto - e magari lo farà - tentare il bis.

Milena Cecchetto, però, sembra avere la strada in discesa. È per questo che ha accettato?

Raccontano di un sondaggio con lei che soverchiava Trapula. "La Milena", come la chiamano qua, preferisce dire che è perché gliel'hanno chiesto i suoi concittadini: «Mi fermavano e mi dicevano: "Ciò, Cecchetta, un giro a Venessia te lo ghemo fatto fare, adesso torna casa che te servi qua". Però ci vuole fegato a rinunciare a 8mila euro netti al mese per prenderne 2.500 circa, o no? «La politica è servizio, non opportunismo, altrimenti sarei andata in Europa. Se me l'avevano chiesto? Sì, ho ringraziato e declinato».


Dopodiché glissa tutte le domande scomode. Condivide lo spostamento della Lega a destra impresso da Matteo Salvini?

«Ma qui non ci siamo mai spostati dall'essere il "sindacato" del Nord, stare dalla parte degli imprenditori, dei commercianti, degli artigiani, ma anche degli operai è sempre stato nel nostro Dna». Salvini dovrebbe dimettersi se le Europee saranno un bagno di sangue? «Ma no, la politica è una ruota, io ad esempio ho vinto nel 2014 quando eravamo al 3%». Dopo Zaia, chi in Regione? «Solo Zaia». Ma se non sarà ricandidabile? «Zaia saprà tenere unita la coalizione anche per il dopo Zaia. Il perno è lui». Gliel'ha detto di questa scelta di tornare a fare il sindaco? «Gli ho detto: torno a fare ea tigre de Montecio». E lui? «Mi ha risposto: grande!». Ma se questa è la sua dimensione, perché nel 2020 si è candidata in Regione? «Perché il terzo mandato mi era precluso, sennò mi sarei ricandidata subito, altroché».


Il voto nei Comuni a giugno


Con Rovigo, Valdagno, Cadoneghe, Scorzè e Mogliano, Montecchio Maggiore è uno dei pochi Comuni veneti chiamati al voto a giugno (309 in tutto, di cui 24 con più di 15mila abitanti) in cui il centrodestra è compatto. Cosa che non è successa finora a Bassano del Grappa dove Lega e Fratelli d'Italia sono ai ferri corti. «Non ci capacitiamo del fatto di non essere riusciti a tenere unita la coalizione», dice Silvio Giovine, deputato e segretario provinciale vicentino dei meloniani. Che dà la seguente spiegazione della rottura bassanese: «Il candidato leghista Nicola Finco ha fatto l'accordo con Forza Italia, i centristi e Italia Viva, noi non ci ha voluto, si è fatto la conferenza stampa senza neanche invitarci. Del resto il suo non è un centrodestra, ma un grande centro». Finco, che è vicepresidente del consiglio regionale del Veneto, dà tutt'altra spiegazione: «Fdi ha messo il veto su di me». Sta di fatto che ancora non si sa cosa farà FdI: appoggerà la sindaca uscente leghista Elena Pavan, come aveva proposto agli alleati? Giovine non si sbilancia: «Stiamo ragionando con il coordinatore regionale Luca De Carlo su come non consegnare Bassano alla sinistra».

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 21:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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