VENEZIA - Che fine ha fatto l’agognato impianto di microchip a Vigasio, Verona? Definitivamente tramontato, come ieri ha detto lo speaker dell’opposizione in consiglio regionale del Veneto, Arturo Lorenzoni, sottolineando «l’insuccesso personale» del governatore del Veneto, Luca Zaia? O in stand by, come si premurano di rettificare gli ottimisti? Fonti qualificate vicine a Intel, il colosso americano che ha pensato all’Italia per un investimento iniziale di 4,5 miliardi di euro e una generazione di 1.500 posti di lavoro diretti più altri 3.500 nella filiera, fanno sapere che «non ci sono aggiornamenti». Il che, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, significa che non è stata ancora compiuta una scelta sull’area dove realizzare l’impianto di microchip, se a Vigasio, come spera il Veneto, o se in Piemonte. Ma chi vede il bicchiere mezzo vuoto dà un’altra lettura a questa mancanza di «aggiornamenti», ovviamente in negativo. Anche perché del progetto di Intel in Italia si parla ormai da un anno. Ma mentre in Germania l’intesa è stata formalizzata, qua si continua ad attendere.
LA STORIA
È del settembre 2022 la notizia, anticipata all’epoca dall’agenzia di stampa Reuters, di una Silicon Valley a Vigasio, località che sarebbe stata scelta dalla società americana Intel insieme all’allora governo di Mario Draghi. La previsione era che le attività iniziassero tra il 2025 e il 2027. Quattro mesi dopo, il 17 gennaio 2023, mentre il consiglio regionale approvava all’unanimità la risoluzione intitolata “Azioni regionali per l’insediamento di Intel nel territorio veronese”, trapelava la notizia di una bruscata frenata. Circostanza che l’indomani sarebbe stata smentita: nessuno stop da parte del colosso digitale americano.
Ma neanche alcuna decisione.
Il 20 gennaio 2023 il governatore Luca Zaia si dice fiducioso: «Accolgo con interesse la comunicazione rilasciata da Intel a Reuters, nella quale l’azienda ha confermato che l’Italia resta un potenziale riferimento per la costruzione di un nuovo stabilimento». Il 22 giugno il governatore rinnova la fiducia, salvo annunciare: «Abbiamo anche un piano B». Lo scorso luglio, alla presentazione del “Rapporto statistico 2023” della Regione, Amedeo Teti, coordinatore del Comitato interministeriale per l’attrazione degli investimenti esteri, dice: «Il caso Intel ci ha insegnato un metodo di lavoro. Le multinazionali non vogliono avere a che fare con troppi soggetti, ma poter contare su un interlocutore unico. Per questo l’azienda tratta con il ministero, il quale a sua volta dialoga con le Regioni e con i Comuni».
Ma l’ipotesi Vigasio esiste ancora?
L’OPPOSIZIONE
Rifacendosi a una agenzia di stampa Reuters dello scorso 19 guigno, lo speaker dell’opposizione di centrosinistra Arturo Lorenzon ieri ha commentato l’accordo tra il cancelliere Olaf Scholz e il ceo di Intel Pat Gelsinger relativo all’investimento di oltre 30 miliardi che il colosso americano farà in Germania. «A novembre del 2022, intervenendo all’assemblea di Confindustria Verona, Luca Zaia aveva confermato la candidatura del Veneto al progetto di Intel per ospitare a Vigasio un investimento capace di creare subito 3.500 posti di lavoro, affermando che la giunta vi stava lavorando da oltre un anno - ha detto ieri Lorenzoni -. “La premier è sul pezzo, i presupposti ci sono” ci disse poi in consiglio regionale a dicembre dello scorso anno in occasione dell’illustrazione del bilancio (la sua unica presenza in aula nel 2022).
NEGOZIAZIONI
Intel ha davvero chiuso il capitolo Veneto (e Italia)? A quanto risulta non ci sarebbe concorrenza tra gli Stati europei. In Germania ci sarà - annunciato ufficialmente - un impianto di produzione di microchip. In Polonia è previsto un impianto di assemblaggio. Per l’Italia il progetto è (era?) di produrre nel cosiddetto ambito “back end” tutto quello che non verrà fatto in Germania, con una tecnologia innovativa. Cos’è che serve? Da quanto si capisce, servono incentivi. Che in Asia, tra Cina, Taiwan e Corea del sud, sono considerevoli. E qui entra in ballo soprattutto il Governo nazionale. Sarà anche vero che «non ci sono aggiornamenti», ma se a distanza di un anno ancora nulla, al contrario della Germania, è stato ufficializzato, i dubbi che il progetto sfumi non possono che crescere.