Ieri in Veneto tutte le scuole sono state riaperte, dopo le festività pasquali, con il ritorno in fascia arancione. Alle superiori le lezioni sono in presenza solo al 50%, ma in generale è stato superato il problema della didattica a distanza, che nelle scorse settimane è gravato molto in particolare sulle mamme. Lo dimostra il caso di una giudice del Tribunale di Verona, madre di due bambini in Dad alla pari della sua collaboratrice domestica, con marito non in telelavoro e genitori (o suoceri) non vaccinati: la magistrata ha dovuto rinviare un'udienza civile, con un decreto che ha dettagliatamente spiegato la difficile situazione familiare e che per questo ha suscitato le ironie sui social, ma che ha anche riscosso la solidarietà degli avvocati.
LA DISPOSIZIONE
Il provvedimento porta la data dello scorso 26 marzo, quando il Veneto era ancora in zona rossa, in forza dell'ordinanza emessa due settimane prima dal ministro Roberto Speranza, anche sulla base del decreto varato il 12 marzo.
I MOTIVI
La dipendente del ministero della Giustizia precisa di non poter «avvalersi della collaborazione né di personale di servizio (assente dal lavoro per figli minori a casa in Dad) né di prossimi congiunti (marito assente per ragioni di lavoro e nonni, non vaccinati, isolati per esigenze di protezione dal rischio di contagio da Covid 19)», per cui «non può allontanarsi dalla propria abitazione se non per brevi assenze». Per questi motivi, «d'intesa con il presidente di sezione», la giudice rinvia l'udienza al prossimo 13 maggio, evidentemente confidando nel fatto che allora i dati epidemiologici saranno tali da escludere la necessità di nuove restrizioni alla mobilità e soprattutto di un altro periodo di video-lezioni.
NELLE CHAT
Il decreto di rinvio è uscito dalle aule giudiziarie ed è entrato nei social, spesso accompagnato da battute sulla vicenda familiare. Il documento è circolato anche nelle chat delle toghe, sollevando qualche critica su presunti privilegi accordati ai magistrati. Ma l'Ordine degli avvocati di Verona, interpellato dal Gazzettino, difende la giudice-mamma. «Quando abbiamo ricevuto la foto del provvedimento spiega il vicepresidente Davide Adami, d'intesa con la presidente Barbara Bissoli abbiamo verificato che fosse autentica, perché di questi tempi non si sa mai. Ma non ci abbiamo trovato nulla di eclatante: si tratta di un rinvio motivato, secondo quanto prevede la legge, oltretutto a una data piuttosto ravvicinata. Credo che se la richiesta fosse stata presentata da un avvocato, anziché da un magistrato, sarebbe stata accolta ugualmente. Mi sorprende che la vicenda sia diventata virale sui social, esponendo tra l'altro il provvedimento a critiche semplicistiche, che non vedono la complessità enorme del periodo che stiamo vivendo. Quel decreto ha posto una questione vera, dicendo esattamente come stanno le cose, in questa fase di restrizioni».
LE LIMITAZIONI
Nei vari Palazzi di Giustizia, anche del Nordest, sono state adottate diverse limitazioni nella celebrazione delle udienze e negli accessi alle cancellerie. «In situazioni di emergenza sottolinea l'avvocato Adami si concedono rinvii di cortesia e si sospendono i termini, senza alcuno scandalo. Il comparto cerca di continuare a funzionare, pur con tutte le difficoltà del momento, al meglio delle sue possibilità. Per questo, nel dibattito sulle vaccinazioni, gli Ordini del Veneto avevano fatto presente l'esigenza di considerare il comparto nel suo complesso. Ma siamo consapevoli che, di fronte alla carenza delle dosi, si fa quello che si può».