Tutta a un euro la cena da gourmet
al ristorante solidale Serenissima

Lunedì 19 Ottobre 2015 di Fulvio Fenzo
Tutta a un euro la cena da gourmet al ristorante solidale Serenissima
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MESTRE - Non è una mensa dei poveri, ma un vero ristorante. Lo ripetono fino allo sfinimento qui a Carpenedo, il quartiere più ricco di Mestre, dove ieri sera ha aperto il "ristorante solidale Serenissima" rivolto a persone e famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, ma che conservano quella silenziosa dignità che non li farebbe mai entrare in una delle mense per indigenti e senza dimora attive nella terraferma veneziana.



Una cena al costo di un euro, gratis per bambini e ragazzi al di sotto dei 16, per sei giorni alla settimana nel Centro Don Vecchi di viale Don Sturzo, struttura per anziani realizzata dalla parrocchia. L’idea è di un sacerdote 86enne, don Armando Trevisiol, l’artefice di tutti i Centri Don Vecchi realizzati in città (sono arrivati a cinque strutture, e la sesta verrà terminata nel 2016). «Vogliamo rivolgerci a famiglie e singoli che apparentemente vivono una vita dignitosa e normale, ma che in realtà versano in condizioni di notevole disagio per la scarsità di risorse economiche - spiega il sacerdote -. Che esista questa categoria di persone credo che nessuno possa metterlo in dubbio; che a Mestre non ci sia una risposta a questo tipo di “povertà dignitosa” è altrettanto certo. Offrire un aiuto a questi concittadini in disagio è un dovere morale». Il tutto è stato reso possibile grazie alla disponibilità del catering “Serenissima Ristorazione” che, per ogni cena, metterà a disposizione i pasti completi (dal primo al dessert), assieme ad alcune attività locali che offriranno altri generi alimentari e ad una squadra di 60 volontari che, sera dopo sera, si alterneranno per servire ai tavoli. Un gruppo composto da normali cittadini, professionisti e perfino avvocati, segno che il "messaggio" di questo ristorante dedicato a chi non ha la forza di chiedere aiuto è arrivato.

Ieri, per la prima cena, c’era un menù composto da pasta al pomodoro, roast-beef all’inglese, patate fritte e yogurt, ma ogni sera si mangerà qualcosa di diverso e tutto servito su tavole apparecchiate con cura. Complessivamente il ristorante prevede 110 coperti, anche se per ora le iscrizioni sono ancora una trentina. «Abbiamo chiesto alle parrocchie e ai Servizi sociali del Comune di Venezia di segnalarci persone in difficoltà - riprende don Armando -, ma solo da alcuni parroci è arrivata un po’ di collaborazione. Dal Comune? Nemmeno una risposta». Solo ieri, dopo ripetuti appelli lanciati sui giornali, si sono fatte vive alcune assistenti sociali, ma intanto il servizio è partito ugualmente e, come per altri servizi avviati dal Patriarcato di Venezia, in molti sono certi che i posti disponibili saranno ben presto interamente coperti. E se all’inizio si parlava di un ristorante riservato solo agli italiani (cosa che non deve aver fatto piacere alla Diocesi, visto che - complici giornali e tv - era diventato quasi un "caso nazionale"), ora gli ingressi sono consentiti a persone e famiglie "di tutte le nazionalità e religioni", ferma restando la necessità di non rovinare un clima che deve essere, appunto, quello di un vero ristorante. L’unica differenza sarà il "conto", limitato ad un solo euro a persona, denaro che poi verrà reinvestito nelle altre attività benefiche. Perché, e questa è la filosofia di don Armando, anche chi è in difficoltà economica non deve dimenticare la solidarietà.
Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 08:08

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