Toni Moressa, l'ultimo calzolaio del Lido: «Vorrei insegnare il mestiere a qualcuno, ma non trovo nessuno»

Venerdì 2 Dicembre 2022 di Lorenzo Mayer
Toni Moressa, l'ultimo calzolaio del Lido: «Vorrei insegnare il mestiere a qualcuno, ma non trovo nessuno»

VENEZIA - «Siamo qui al Lido, come azienda di famiglia, da ottant'anni. Lavoro ancora con passione, ma ora vorrei anche trovare qualche giovane a cui insegnare i segreti di questo mestiere. L'ideale sarebbe trovare una famiglia. Ecco una famiglia potrebbe vivere dignitosamente, così come abbiamo fatto noi in questi ottant'anni». Parla così Antonio Moressa, l'ultimo calzolaio del Lido, tra i pochi del centro storico veneziano. Un'attività storica del Lido, Moressa snc, in via Sandro Gallo 51, aperta nel 1942, festeggia 80 anni. Ad aprirla fu Alessandro Moressa, papà di Antonio, sbarcato al Lido da Vigonovo, località della Riviera del Brenta, regno delle calzature fatte a mano. Nel 1957 Alessandro decise di affiancare alle scarpe su misura anche la vendita di calzature di fabbrica, ma sempre artigianali Toni, come è chiamato con semplicità e familiarità da tutti, ha compiuto 76 anni, nel negozio di famiglia è entrato nel 1961, con la sorella Rosalia, arrivata cinque anni dopo. Entrambi hanno seguito le orme del papà. E lunedì questo compleanno speciale verrà festeggiato in negozio (e non potrebbe essere altrimenti..) con un brindisi pieno di allegria e convivialità, insieme ad amici e clienti, tutti invitati dalle 17.30 in avanti. Famiglia e artigianato sono da sempre due pilasti nella vita dei Moressa: Antonio è tutt'ora vicepresidente e componente della giunta di Confartigianato di Venezia, volontario della Croce Bianca, impegnato nel territorio. Il negozio è nella attuale dal 1962, la prima sede di lavoro fu un seminterrato. «Se guardo questi anni trascorsi - confida Toni - di strada ne abbiamo fatta parecchia. Il Lido è cambiato completamente e non in meglio come volume di affari: non è più come una volta. Ma noi abbiamo la nostra clientela, e tra le soddisfazione più bella è proprio quella del rapporto con le persone. E di riparare, o fare le scarpe a mano, per chi ha difficoltà a camminare. Aggiustare, anzichè buttare via, ha un suo senso, un suo motivo. Ma ci vuole la qualità artigianale del prodotto. Certo la materia prima di qualità ha un costo maggiore, ora tutte le materie prime sono aumentate nei prezzi del mercato, ma poi la qualità si vede, è diversa rispetto alla produzione in serie. E paga. Le cose di qualità si possono riparare». Uno sguardo è rivolto ora anche al futuro: «Non ho fretta di andarmene - conclude Antonio Moressa - e intanto siamo qui e lavoriamo sempre con la stessa passione. Però a 76 anni compiuti, devo anche pensare a qualcuno che, con il tempo, mi possa sostituire.

Io poi sono disponibile a rimanere per insegnare il mestiere e ad affincare chi dovesse venire. Ma non ho trovato persone disponibili. Tempo fa è venuto anche qualcuno, a chiedere informazioni, ma poi non si è concretizzato nulla. Sono l'ultimo rimasto al Lido: qui dentro c'è tutta la storia della nostra famiglia, e in un'isola che ha già perso molto, non voglio che l'artigianato locale e questa professione spariscano o finiscano nel dimenticatoio».

Ultimo aggiornamento: 16:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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