Spinea. Adelina, malata di cancro terminale andò a morire in Svizzera, il pm: «Marco Cappato è innocente»

Martedì 19 Settembre 2023 di Davide Tamiello
Adelina, malata di cancro terminale andò a morire in Svizzera, il pm: «Marco Cappato è innocente»

VENEZIA - Non fu aiuto al suicidio, ma «concreto esercizio del diritto all’autodeterminazione». La procura di Milano ha motivato così la richiesta di archiviazione per Marco Cappato, il politico e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, dall’accusa di aiuto al suicidio per aver accompagnato a morire in Svizzera, un anno fa, in una clinica per il suicidio assistito, la libera professionista di Spinea (Venezia) Elena Altamira, 69 anni, malata terminale di cancro.

Medesima richiesta dei pm milanesi anche per l’ultimo viaggio di novembre con l’ex giornalista Romano N., 82 anni, afflitto da una grave forma di Parkinson. Nella richiesta firmata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio si ripercorrono le vicende dei due pazienti, malati terminali ma non attaccati ai macchinari come invece era accaduto con la vicenda di dj Fabo. I pm fanno rifermento Corte Costituzionale che «impone di ritenere che rientrino nell’ambito di non punibilità delineato dalla Corte anche i casi in cui - in presenza di tutti gli ulteriori requisiti - il paziente non sia tenuto in vita per mezzo di trattamenti di sostegno vitale, in quanto egli stesso rifiuti trattamenti che rallenterebbero il processo patologico e ritarderebbero la morte senza poterla impedire, ma sarebbero futili o espressivi di accanimento terapeutico». Elena e Romano «erano capaci di intendere e volere» e i suicidi assistiti, inoltre, sono avvenuti «nel rispetto di procedure equivalenti» a quelle della legge sul consenso informato. I due, scrivono ancora i pm, avevano «rifiutato la prossima sottoposizione a trattamenti di sostegno vitale che potevano scientificamente definirsi come accanimento terapeutico». Se i giudici meneghini dovessero accogliere la richiesta degli inquirenti sarebbe una vittoria storica per Cappato e per l’associazione Luca Coscioni: i viaggi in Svizzera, così, verrebbero di fatto sdoganati e ritenuti anche in futuro non processabili. 

LE REAZIONI

«Si conferma così il valore della sentenza della Consulta - commenta lo stesso Cappato - nel poter dare risposta concreta ai pazienti irreversibili che chiedono aiuto medico per terminare la propria vita ponendo fine a sofferenze insopportabili, anche in assenza di una legge specifica». «La decisione della Corte costituzionale sul caso Cappato-Dj Fabo - spiega ancora - ha evidenziato dei requisiti affinché un malato possa accedere all’aiuto alla morte volontaria». «Attendiamo di conoscere le motivazioni della richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Milano e cosa deciderà il gip - ha aggiunto Filomena Gallo, segretaria nazionale Associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio di difesa di Marco Cappato - L’obiettivo della disobbedienza di Cappato è quello di fare chiarezza affinché un malato pienamente capace e cosciente delle proprie scelte nelle condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale possa decidere senza rischi legali per la propria famiglia». 
Elena Altamira, originaria di Crespano del Grappa, si era trasferita nel 2016 a Spinea con il marito Luigi Crivellari (ascoltato peraltro dai pm durante le indagini) e la figlia Cinzia. Con l’avanzare della malattia aveva deciso di rivolgersi a Cappato. Il giorno della sua morte, aveva diffuso un video di saluto per spiegare le ragioni della sua decisione. «Mi sono trovata davanti ad un bivio. Una strada più lunga che mi avrebbe portato all’inferno, una più breve che poteva portarmi qui in Svizzera, a Basilea: ho scelto la seconda - il suo messaggio - Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, ho dovuto venire qui da sola». 

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