Eutanasia, dopo aver portato Elena in Svizzera Marco Cappato si autodenuncia: «Aiuteremo chi lo chiederà»

Mercoledì 3 Agosto 2022
Marco Cappato e la signora Elena di Spinea

SPINEA (VENEZIA) - Da Spinea, in Veneto, fino alla Svizzera per morire come desiderava. La storia di Elena Altamira, inizialmente chiamata Adelina per questioni di privacy, sta facendo discutere tutta Italia. L'argomento è quello dell'eutanasia, del suicidio assistito, battaglie che l'associazione Luca Coscioni porta avanti da anni.

E nel caso della donna veneta è stato infatti lo stesso tesoriere dell'associazione, Marco Cappato, ad accompagnare Elena nel suo ultimo viaggio. Dopo averlo fatto Cappato è arrivato alla stazione dei carabinieri vicino a piazza Duomo a Milano dove andrà ad autodenunciarsi.

Suicidio assistito, Cappato si autodenuncia

«Oggi mi reco alla caserma dei carabinieri per raccontare l'aiuto fornito a Elena - ha spiegato parlando con la stampa prima di entrare -, senza cui non sarebbe stato possibile arrivare in Svizzera. E spiegherò ai Carabinieri che per le prossime persone che ce lo chiederanno, se saremo nelle condizioni di farlo, aiuteremo anche loro. Sarà poi compito della giustizia stabilire se questo è un reato o se c'è la reiterazione del reato. O se c'è discriminazione come noi riteniamo tra malati». Insieme a Cappato anche l'avvocatessa Filomena Gallo, segretario della associazione Coscioni.

Al termine dell'auto denuncia alla stazione dei carabinieri Duomo di Milano l'avvocato Filomena Gallo, che è anche segretario nazionale dell'associazione Luca Coscioni, ha spiegato alla stampa i contenuti del documento presentato da Cappato. «Abbiamo depositato l'autodenuncia di Marco Cappato, che evidenzia l'aiuto al suicidio fornito alla signora Elena sin dai primi contatti, l'accompagnamento in Svizzera, le fasi durante la permanenza presso la struttura a Basilea - ha spiegato -, anche l'interpretariato della modulistica che la signora ha dovuto firmare a ulteriore conferma della sua volontà di voler procedere. Ora è tutto in mano alle forze dell'ordine e sarà trasmesso alla magistratura. Abbiamo evidenziato nell'autodenuncia anche l'aiuto che Marco Cappato fornirà alle persone che vogliono decidere sul proprio fine vita».

La signora Elena «non era in abbandono terapeutico, era seguita dai medici ma ha rifiutato di seguire la via della sedazione profonda. Non era in abbandono affettivo, la sua famiglia ha condiviso la sua scelta col rammarico di non poter procedere, come lei avrebbe voluto, in Italia, con la figlia e il marito vicino», ha proseguito Filomena Gallo. Elena non era ancora stata sottoposta a trattamenti di sostegno vitale e, in base alla sentenza della Consulta dopo il caso di Dj Fabo, questo è uno dei requisiti essenziali per accedere al suicidio assistito. «Mancava una condizione e per l'assenza di questa condizione ha scelto di andare in Svizzera con l'aiuto di Marco Cappato - ha concluso -. Non sappiamo se la magistratura potrà configurare una reiterazione di reato, noi mettiamo questo atto di disobbedienza civile davanti alle forze dell'ordine affinché possano essere fatti i passi successivi». 

Ultimo aggiornamento: 13:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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