Mestre. Annullata l'ordinanza per cui Bassem si era tolto la vita: tornano liberi i 3 pusher arrestati con lui

Iniziata e conclusa nel 2018 l’inchiesta “Spiderman” dei carabinieri (nome scelto per dare l’idea della ragnatela) aveva ricostruito il tessuto di spaccio in via Piave

Giovedì 22 Giugno 2023 di Nicola Munaro
Bassem Degachi, tunisino che si è tolto la vita a 38 anni

MESTRE - L’ordinanza che ieri pomeriggio il tribunale del Riesame di Venezia ha annullato, è la stessa per cui il 6 giugno Bassem Degachi si è tolto la vita. Lui, tunisino di 38 anni, in carcere da cinque e già in semilibertà, si era visto crollare il mondo addosso quando l’ufficiale di polizia giudiziaria gli aveva notificato il nuovo arresto per fatti del 2018. 
Il buio, quando l’orizzonte iniziava a farsi sereno.

E la decisione di suicidarsi dopo aver salutato la moglie in un’ultima telefonata dal carcere.

L’udienza

Nemmeno venti giorni dopo, quell’ordine di arresto eseguito dai carabinieri a distanza di tre anni dalla richiesta della procura viene cancellato con un colpo di spugna: a tre spacciatori arrestati a inizio giugno (uno in carcere, due ai domiciliari) è restituita la libertà. Il perché il Riesame sia arrivato a questa decisione, lo si saprà tra trenta giorni (quando verrà depositata la motivazione) ma gli avvocati Marco Borella, Elisabetta Costa e Luca Motta nel loro ricorso hanno battuto forte sul tasto della necessità e dell’attualità di una custodia cautelare a così tanti anni dai fatti. Il fatto che sia stata accolta la richiesta delle difese, ammette in modo implicito che anche i giudici cautelari abbiano ritenuto non più attuale la necessità degli arresti. Per Degachi - morto poche ore dopo la notifica del nuovo arresto - non è stato possibile fare ricorso ma applicando una sorta di proprietà commutativa, anche la sua posizione avrebbe potuto seguire il destino dei tre arrestati. «Il mio rammarico oggi (ieri, ndr) è ancora più enorme di quanto già non lo fosse prima» ha commentato l’avvocato Borella, legale del trentottenne tunisino suicida e di uno dei tre pusher che ieri hanno discusso il Riesame. Domani, sempre di fronte al Riesame, compariranno gli altri arrestati che hanno fatto ricorso, ma la strada verso delle nuove scarcerazioni sembra imboccata.

L’inchiesta

Iniziata e conclusa nel 2018 l’inchiesta “Spiderman” dei carabinieri (nome scelto per dare l’idea della ragnatela) aveva ricostruito il tessuto di spaccio in via Piave, lì dove più che un’associazione con vertici e ruoli c’era una collaborazione tra professionisti del mercato della droga. 
Un’inchiesta che aveva confermato quanto l’affare droga non fosse riservato ai residenti: Mestre ne esce non solo come una piazza per la vendita al dettaglio, ma anche all’ingrosso, con oltre mille clienti da tutto il Triveneto. C’erano state, in tutto, ventisei misure di custodia cautelare eseguite tra carcere, arresti domiciliari e divieti di dimora firmate dal gip di Venezia, Benedetta Vitolo.

I ritardi

Un’inchiesta che ha percorso un andamento a rallentatore e che a un certo punto sembrava essersi persa tra gli uffici del palazzo di Giustizia. A fine 2019 i carabinieri avevano consegnato l’informativa definitiva sulla scrivania del pubblico ministero. Nel maggio 2020, la prima richiesta di misure cautelari, rimasta nel congelatore degli uffici dei gip per due anni per problemi di organico. Poi, andato in pensione il pm che aveva coordinato l’indagine, la richiesta è stata ripresa nel 2022 con un nuovo sostituto. La procura stessa, sentiti i carabinieri, aveva spinto sull’attualità della misura, nonostante il tempo trascorso. A gennaio quelle mille pagine erano finalmente pronte, ma mancava la traduzione e gli arresti sono slittati di altri sei mesi. E così si è arrivati al 6 giugno. Al blitz (alcuni ricercati non sono stati trovati), al suicidio di Degachi. E a ieri, al Riesame che cancella tutto.

Ultimo aggiornamento: 07:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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