Venezia. Manutenzione e restauro, per gestire la Basilica di San Marco servono 10 milioni di euro all'anno

Domenica 30 Aprile 2023
Venezia. Manutenzione e restauro, per gestire la Basilica di San Marco servono 10 milioni di euro all'anno

VENEZIA - Cento milioni, dieci all'anno. Questo - secondo un calcolo della Procuratoria - costerà la manutenzione della Basilica di San Marco nei prossimi dieci anni.
Nella somma ci sono i costi della manutenzione ordinaria e straordinaria, quella per sistemare e restaurare i danni delle ultime acque alte devastanti, prima che il Mose entrasse in funzione - sulla scorta della tragedia in mondovisione del 12 novembre 2019 - e che lo scrigno che custodisce i resti dell'evangelista venisse cinto da una barriera in vetro per fermare le basse e le medie maree sopra gli 85 centimetri, ormai sempre più frequenti.
Una misura che fino all'arrivo delle barriere in vetro rappresentava una sorta di terra di nessuno, capace però di fare danni incalcolabili: al momento il Mose si alza a 110 centimetri di marea e la Piazza, punto più basso della città, viene sommersa a una quota di 80 centimetri sul medio mare.


IL GRIDO
«Adesso la Basilica di San Marco è in sicurezza - commenta il Primo procuratore Carlo Alberto Tesserin - ma in dieci anni spenderemo 100 milioni. La realtà di San Marco necessita di una forte manutenzione, costante. Non è che le barriere hanno eliminato la salsedine di questi anni devastanti. Come Procuratoria abbiamo la missione di riportare la Basilica al massimo delle sue condizioni e bisogna muoversi senza sbagliare: solo per toccare i beni che ci sono, vanno fatti studi e sopralluoghi». I soldi, come successo fino ad ora, li metteranno la Procuratoria stessa che verrà aiutata da donazioni di privati e associazioni, ma anche da fondi ministeriali.
L'elenco degli interventi da mettere in atto per recuperare la fabbrica bizantina dalla morsa della salsedine, è lungo: c'è da rifare il pavimento, le colonne e i basamenti, ripulire dal salso il nartece, graziato dall'entrata in funzione delle barriere a novembre 2022. «Fino a novembre è stato comunque perso tanto tempo.

Dentro la Basilica - continua il primo procuratore - abbiamo una quantità enorme di bellezze che tutte vanno restaurate».


LA BATTAGLIA
Una lotta impari, quella contro la salsedine e i suoi effetti devastanti, che l'aqua granda del 12 novembre 2019, la seconda più alta della storia con i suoi 187 centimetri sul medio mare aveva mostrato al mondo in tutta la sua drammaticità. Fragile per sua stessa natura, la Basilica è esposta alla risalita capillare dell'acqua e alla cristallizzazione dei sali che danneggiano marmi e mosaici. A peggiorare la situazione il fatto di essere un cantiere aperto, nonché il gran numero di visitatori che, oltre a danneggiare i marmi dove camminano, aumentano il livello di umidità che facilita la trasmissione degli inquinanti. Così gli interventi diventano complessi e costosi: emblematico il caso di una porzione di pavimento, decorata con una coppia di pavoni e danneggiata dalla mareggiata del 2019, tra perdite di tasselli e rigonfiamenti dell'antico supporto. «L'abbiamo smontata, ripulita al rovescio e rimontata - aveva spiegato alla presentazione del restauro il proto della Basilica di San Marco, l'architetto Mario Piana - Per eliminare il sale anche dal supporto sottostante, che risale al XII o XIII secolo, l'abbiamo immerso in una vasca di desalinizzazione per sei mesi». È stata rimossa l'intera calotta e inserito uno strato isolante in vetroresina anche per mettere in sicurezza i mosaici della tomba Falier, nel nartece, a sua volta protetto da un sistema di valvole che impermeabilizza i gatoli, la rete di cunicoli sotterranei usati per far defluire le acque nei rii. Anche per il recupero degli altari rinascimentali di San Paolo e San Giacomo, i marmi prima sono stati desalinizzati in vasca, quindi rimontati inserendo un foglio in piombo per isolarli.


LA PIAZZA
Ciò che adesso più preoccupa il primo custode della Basilica sono i lavori di rialzo della Piazza, collegati al progetto del Mose. «Non vediamo velocità per finire il rialzo di Piazza San Marco - fa presente Tesserin - Il punto più basso è a 85 centimetri, l'acqua così entra in Piazza». Secondo il cronoprogramma di Francesca Zaccariotto, assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Venezia, invece ci vorranno cinque anni per proteggere Piazza San Marco e tutta l'area marciana dall'innalzarsi delle maree.

Ultimo aggiornamento: 13:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci