Mestre. Sfida tra etnie per la chiesa ortodossa: blitz dei greci per cacciare i moldavi

Giovedì 7 Settembre 2023 di Filomena Spolaor
Il blitz ai cancelli della chiesa

MESTRE (VENEZIA) - Arrivato davanti al portone, un fedele ha visto che era bloccato con una catena e un altro lucchetto. Sospettando che qualcuno fosse entrato all’interno della chiesa ortodossa della Natività della Madre di Dio, nell’ex ospedale Umberto I, ha chiamato il prete Anatolie Bitca. «Abbiamo visto che c’erano delle persone che installavano l’allarme – ha raccontato il religioso, una volta accorso -. Ma quando ho provato ad aprire la porta, me lo hanno impedito ma ho cercato di entrare. Solo dopo qualche minuto ho capito che, su indicazione del metropolita di Venezia Polykarpos, il suo vicario e due allarmisti erano venuti per cambiare tutte le serrature per non farci entrare più».

Lo scontro è proseguito con l’arrivo della polizia e di due avvocati che sostenevano di avere un documento che acconsentiva ai rappresentanti della chiesa greca ortodossa di entrare senza preavviso. 


LA CONTESA
Quello che è avvenuto ieri, intorno alle 14.30, è un episodio con cui prosegue da più di un anno la contesa tra la comunità ortodossa moldava e quella greca di Venezia, rappresentata dal vescovo Polykarpos. Quest’ultimo da tempo voleva che gli fossero consegnate le chiavi della cappella dell’ex ospedale Umberto I, una chiesetta che fu edificata grazie a una donazione di ventimila lire della maestra Maria Berna, allora sorella del sindaco di Mestre Pietro, e inaugurata nel 1908 quasi due anni dopo l’entrata in funzione dell’ospedale. Con la chiusura dell’ex Umberto I nel 2008 fu abbandonata, ma nel 2014 il commissario prefettizio Vittorio Zappalorto concesse in comodato la chiesa all’Arcidiocesi ortodossa. E così era rinata questa chiesa abbandonata, diventata rifugio di tossicodipendenti e senzatetto, grazie a Padre Bitca e a tutta la comunità che ne ha finanziato il recupero. «Avevamo ottenuto questa chiesa dal Comune – spiega Vitalie Solomon, uno dei referenti della comunità ortodossa –, che ce l’aveva concessa con la firma del vecchio metropolita. Ma, dopo la sua morte, il vescovo Polykarpos ha provato a rimuovere il parroco. Noi abbiano impugnato la decisione e lui ci ha fatto causa. La prima sentenza ha dato ragione a noi, la seconda a loro. Nei mesi scorsi abbiamo fatto ricorso e il Tribunale di Venezia ha fissato l’udienza per il 17 ottobre solo che, forti del provvedimento del giudice del 31 luglio che consentiva ai rappresentanti della chiesa ortodossa di entrare senza preavviso, ieri loro se ne sono impadroniti». 


CINQUEMILA FEDELI
«Noi ci siamo trovati spogliati della nostra chiesa – sottolinea padre Bitca - e abbiamo una comunità che ora è sulla strada. Si tratta di cinquemila fedeli, tra moldavi, rumeni, russi e ucraini. Due allarmisti ieri mattina sono entrati senza permesso e hanno cambiato tutte le serrature della chiesa. Si tratta di una violenza contro la nostra comunità che ha versato anche il contributo dell’8 per mille all’Arcidiocesi della chiesa ortodossa. Non so come fare con i fedeli che hanno programmato i battesimi e i matrimoni. Andremo dal sindaco per chiedere giustizia in favore della nostra comunità che si è presa in carico questa oasi di spiritualità». La chiesa è ufficialmente aperta ogni sabato dalle 17 alle 20 e domenica alle 8 e 13, oltre che per le feste. «All’interno ci sono i nostri libri - dice Virginia, una fedele che ieri si era recata in chiesa per pregare - oggetti di culto, icone donate dai fedeli. I greci sono venuti qua ci hanno preso tutti nostri beni». 

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