Innamorata e ricattata dal finto ricco architetto: «Mostrerò a tuo figlio le nostre foto hard»

Giovedì 7 Ottobre 2021 di Michele Fullin
Gli incontri tra i due amanti avvenivano in hotel di lusso
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VENEZIA - Le aveva fatto credere di essere un facoltoso architetto, di volerla sposare in un lussuoso hotel veneziano.

Ma lui non era né un architetto, né scapolo. Ieri un cinquantenne di Asti è stato rinviato a giudizio con l’accusa di violenza sessuale dopo l’udienza preliminare tenuta di fronte al giudice Alberto Scaramuzza, su richiesta del pubblico ministero Massimo Michelozzi. Richiesta alla quale si è associata la vittima, assistita dall’avvocato Francesco Schioppa. A rappresentare momentaneamente l’imputato era l’avvocato Andrea Franco, in sostituzione di una collega astigiana, difensore di fiducia.


L’IPOTESI DI LEGGE
La vicenda ha destato parecchia curiosità morbosa, in quanto non si tratta della classica violenza, della donna presa con la forza. In questo caso c’era molta intesa nella coppia: lei era davvero presa, gli aveva addirittura pubblicato una dichiarazione d’amore a tutta pagina sul giornale di Torino. Tuttavia, aveva fatto credere di essere una persona che non era. Contestato l’articolo 609 bis del Codice penale, che definisce al secondo comma la violenza sessuale in questo modo: “traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona”.


L’INIZIO
Tutto era cominciato su una piattaforma social nell’ottobre 2017. I due, il sedicente architetto e la quarantenne del Veneto Orientale, si erano presto scambiati i numeri di telefono e dopo parecchie chat su whatsapp si erano incontrati a Venezia a ridosso di Capodanno ed era scoppiata la passione. Abitavano lontani, ma quando si trovavano andavano in dimore storiche del Nord Italia, in hotel di lusso a Milano e Venezia e con cene esclusive.


L’AMARA SCOPERTA
La cosa è durata pochi mesi, perché quando lei è andata a Torino per fargli una sorpresa, si è accorta di essere stata raggirata: non c’era alcun studio di architettura all’indirizzo indicato e nessuno lo conosceva. Logico, l’uomo era di Asti e lei non poteva saperlo. Così, la poveretta nonostante la delusione e la rabbia, si era decisa a cercare di capire il perché di tutte quelle bugie. Come risposta aveva ottenuto la minaccia che l’uomo avrebbe girato al figlio (con cui era entrato in confidenza) alcune foto scabrose della loro relazione. L’uomo dovrà rispondere in dibattimento del reato di violenza sessuale. La prima udienza è stata fissata per il 12 gennaio 2022.

Ultimo aggiornamento: 17:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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