Sigilli a case e terreni del "barone" del campo nomadi che risulta nullatenente

Giovedì 15 Aprile 2021 di Davide Tamiello
Il campo nomadi di Favaro
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VENEZIA Una carriera criminale di tutto rispetto in bande specializzate in rapine, furti e truffe. Un patrimonio da imprenditori di successo tra terreni, edifici e aziende sul litorale. E infine il reddito: nullatenente, per il Fisco praticamente era povero in canna. I carabinieri di Mestre, ieri, hanno così iniziato a sequestrare i beni di Romeo Hudorovich, 46enne di etnia sinti, ex barone del campo di via del Granoturco e in carcere da un anno. L'uomo, infatti, il 28 aprile 2020 era stato arrestato dai carabinieri con altre tre persone, perché trovato a piedi lungo l'autostrada con un borsone. All'interno di quel pesante bagaglio, aveva nascosto un tubo metallico imbottito con schegge e oltre due etti di polvere esplosiva, già armato con fili elettrici da collegare ad una batteria. Un kit utilizzato molto spesso negli assalti ai bancomat.
LE INDAGINI
Il quartetto era finito appunto in manette, ma intanto i carabinieri avevano iniziati a scavare. Ed erano rimasti a bocca aperta nello scoprire che Hudorovich, sulla carta disoccupato, era a capo di un piccolo impero finanziario: due terreni a Cavallino, due immobili in costruzione e un terreno a Meolo, altri due terreni a Favaro e uno a Mira, oltre a un'azienda che si occupava di noleggio barchini a Jesolo. I beni, formalmente, sono intestati alla moglie e a una delle figlie, ma per i carabinieri le donne sono solo un paravento del 46enne.
Veniamo a ieri: il pubblico ministero, convinto da un'informativa dettagliata, ha inoltrato la richiesta di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale al tribunale. E il giudice  ha disposto il sequestro urgente di 2 terreni edificabili a Cavallino Treporti, sul lungomare Dante Alighieri, per una superficie totale di 9mila metri quadrati e un valore di circa 160mila euro già all'epoca dell'acquisto (circa dieci anni fa). I carabinieri sono riusciti a dimostrare che Hudorovich aveva acquistato quei terreni proprio quando venne arrestato come componente di una banda che aveva messo a segno colpi milionari.
OPERAZIONE DERRICK
Nel 2012, infatti, la squadra mobile di Brescia chiuse un'inchiesta che portò a otto arresti e a una ventina di indagati, l'operazione Derrick. In quell'occasione, la polizia sequestrò ville lussuose, denaro contante, quadri, oggetti di valore, auto costose come Ferrari, Bentley, Jaguar. Tra gli arrestati c'era, appunto, Romeo Hudorovich, che allora abitava al villaggio sinti di via del Granoturco. La banda di cui faceva parte il 46enne era accusata di truffe, rapine e furti ai danni di imprenditori delle province di Venezia, Brescia, Mantova e Bolzano. La polizia aveva accertato che nessuno degli arrestati svolgeva un'attività lavorativa o aveva mai presentato una dichiarazione di redditi, ma avevano accumulato in totale un tesoretto da otto milioni di euro. La domanda, quindi, è abbastanza scontata: con che liquidi poteva aver comprato tutti quei terreni un disoccupato nullatenente? Il sospetto è che quel patrimonio frutto delle attività criminali potesse essere stato investito in queste proprietà. Un modo anche per riciclare il denaro.
L'UDIENZA
Ma non è finita. Il giudice ha rinviato a giugno l'udienza per valutare l'applicazione della sorveglianza speciale su Hudorovich, oltre alla decisione sulla confisca degli altri immobili e terreni. Il sequestro patrimoniale è stato eseguito secondo i dettami del testo unico antimafia.
 

Ultimo aggiornamento: 10:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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