Bussa alla porta alle due di notte: «Mi hanno sparato»

Giovedì 3 Gennaio 2019 di Fabrizio Cibin
Bussa alla porta alle due di notte: «Mi hanno sparato»
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SAN DONÀ DI PIAVE - «Sto morendo, sto morendo». Sono le due di notte passate quando alla porta della famiglia Demontis si presenta un giovane che, con tutta la forza che gli rimane, batte con violenza per farsi aprire e continua ad urlare frasi che spesso è difficile comprendere. Si saprà poco dopo che quell'uomo ha solo 25 anni, è di origine albanese e abita a Jesolo, e che era stato ferito con due colpi di pistola, uno all'addome e uno alla gamba.

 
La scena si svolge in via Massaua, la strada arginale che da Eraclea porta a Jesolo sfociando in piazzetta del Granatiere, in pieno centro di Cortellazzo. Il civico è il 17, un rustico, dove campeggia la scritta Riva d'oro, un po' segnata dal tempo e dalle intemperie. Nello stabile ristrutturato vivono i coniugi Demontis, quasi ottantenni.
IL RACCONTO
«Alle 2.15 ho ricevuto la prima telefonata di mia mamma: era sotto shock, perché l'antifurto suonava e soprattutto c'era una persona che batteva sulla porta e continuava ad imprecare». A ricevere l'invocazione di aiuto è la figlia della coppia, Giorgia, che abita a Jesolo, dove gestisce un negozio di abbigliamento in via Bafile, nelle vicinanze di piazza Mazzini. «Ho capito subito la gravità della situazione, anche perché era già capitato che qualcuno chiedesse di essere aiutato, perché magari rimasto in panne con l'auto o per piccoli incidenti, ma mai nessuno si era rivolto ai miei con quell'atteggiamento violento. Doveva, dunque, essere successo qualcosa di molto grave». Senza contare che il giovane aveva scavalcato il cancello per raggiungere la porta d'ingresso: così facendo aveva fatto scattare l'allarme perimetrale esterno.
«Mia mamma - continua Giorgia Demontis - aveva sentito dei rumori e subito dopo era scattato l'allarme. La sua preoccupazione è cresciuta nel momento in cui, dall'interno, ha visto che il giovane stava sanguinando, particolare che mi ha riferito nella seconda telefonata. Avevo compreso che la situazione era grave, così le ho raccomandato di non uscire e allo stesso tempo ho chiamato polizia e carabinieri. Quindi mi sono vestita subito e sono salita in auto per raggiungere i miei genitori». La donna arriva sul posto, poi giungono anche i carabinieri: il giovane è ancora sul posto, sanguinante, e continua ad urlare «Ho freddo, sto morendo». «I carabinieri hanno visto subito che aveva due ferite da arma da fuoco», racconta Giorgia. Il giovane non ha giubbotti - un particolare che fa pensare a una possibile fuga da qualcosa o da qualcuno, senza avere il tempo di indossare un indumento pesante per ripararsi dal freddo - indossa una felpa nera e un paio di jeans, ed è tremante: i coniugi Demontis gli procurano così una coperta, in attesa dell'arrivo dell'ambulanza.
AL PRONTO SOCCORSO
Dopo le prime cure l'uomo viene portato al pronto soccorso di San Donà, dove ieri mattina è stato sottoposto a un intervento chirurgico per la ferita all'addome, provocata forse da una pistola calibro 12. Sul posto si è portata anche la squadra scientifica, che ha svolto tutti gli accertamenti del caso. Nell'effettuare i controlli della zona è stata rinvenuta un'auto, una Bmw, lungo l'argine, in corrispondenza dell'abitazione dei coniugi Demontis. Quel mezzo potrebbe dare molte risposte a quello che ora appare come un mistero. Nell'auto potrebbero esserci le impronte di chi ha sparato al venticinquenne di origine albanese e domiciliato a Jesolo; non è escluso che nell'auto ci fosse anche il suo carnefice. Naturalmente l'abitazione è stata scelta in modo causale: avendo visto la luce accesa, l'uomo deve avere pensato di dirigersi verso quella casa, facendosi a piedi oltre cinquecento metri, nonostante le ferite. «Cosa penso di quanto è successo? Che non è certo una bella cosa», commenta Giorgia. «Non so cosa sia successo, se gli abbiano sparato in casa o per strada, di certo sono brutti segnali, che vanno tenuti in debita considerazione. Da parte mia sono riuscita a mantenere i nervi saldi e a raggiungere i miei genitori, dando loro tutto il supporto possibile». Ora spetta agli inquirenti riuscire a comporre i pezzi del mosaico. Il 25enne si trova ricoverato all'ospedale di San Donà e non sarebbe in pericolo di vita.
Fabrizio Cibin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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