La via del Pellet illegale è la Romea: sequestrate altre 92 tonnellate in arrivo dall'Est Europa

Mercoledì 3 Febbraio 2021
La via del Pellet illegale è la Romea: sequestrate altre 92 tonnellate in arrivo dall'Est Europa

CHIOGGIA - Dopo le 45 tonnellate sequestrate lo scorso mese di dicembre, altre 92 tonnellate di pellet sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza di Venezia, nel corso di 4 distinte operazioni di controllo eseguite lungo la Statale Romea.

Nella prima, i finanzieri della Compagnia di Chioggia hanno intercettato un autoarticolato polacco che trasportava oltre 24 tonnellate di pellet in sacchi sui quali era indicato un distributore certificato con sede in Umbria, nonostante il codice identificativo del marchio ENplus® facesse riferimento a un diverso licenziatario.

Quindi, i finanzieri hanno proceduto ad effettuare appositi riscontri tramite l’A.I.E.L. (Associazione Italiana Energie Agroforestali), soggetto gestore e licenziatario per l’Italia del marchio ENplus®, che, all’esito di apposita perizia, ha accertato la contraffazione del marchio. Pertanto, l’intero carico è stato sottoposto a sequestro penale per l’avvenuta contraffazione del marchio ed il rappresentante legale della società italiana, indicata illegittimamente quale distributore del prodotto, è stato deferito alla competente Procura della Repubblica.

Il marchio ENplus® è garanzia di qualità e sicurezza del prodotto dal momento che, prima dell’immissione in commercio, il produttore deve dimostrare di aver utilizzato materie prime di elevata qualità e di non aver impiegato sostanze nocive nel processo di produzione. Per tale motivo la contraffazione del marchio, oltre a ledere gli interessi dei licenziatari e pregiudicare la leale concorrenza, rappresenta anche un indice di pericolosità del prodotto per il consumatore finale.

L’intensificazione dei controlli sulle merci viaggianti lungo la Statale Romea ha poi portato al sequestro di altre 68 tonnellate di pellet, nel corso di ulteriori 3 operazioni di controllo. In due casi il pellet proveniva dall’Ucraina ed era destinato a imprese operanti in Basilicata e nelle Marche mentre nel terzo caso il prodotto, di origine serba, era diretto ad un’impresa laziale. I finanzieri sono riusciti a risalire all’origine del prodotto solo attraverso puntuali riscontri eseguiti sui documenti che scortavano il carico e sulla documentazione doganale di ingresso nell’Unione Europea, in quanto gli imballi nei quali era contenuto il pellet erano privi delle indicazioni minime di sicurezza, con specifico riferimento all’indicazione del Paese di origine e dell’importatore comunitario. Le sanzioni amministrative immediatamente irrogate, che possono arrivare sino ad un massimo di 75.000 euro, sono in fase di completa definizione da parte dei trasgressori.

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