VENEZIA - Il covid per due anni ha paralizzato il mondo e anche gli aerei. L'agonia, per gli amanti dei viaggi, è finita: adesso è possibile finalmente riprendere a volare. Sempre, però, che il passaporto non sia scaduto. Perché ora come ora riuscire a rinnovare il documento d'identità necessario per l'espatrio è quasi un'impresa: attualmente, infatti, a Venezia ci vogliono dai quattro ai cinque mesi di attesa.
BOOM DI RICHIESTE
Le ragioni sono diverse. Il primo motivo è quello più banale: ci sono più richieste. Questo perché a chi è scaduto il passaporto nel cuore della pandemia e delle restrizioni ha aspettato che ci fosse qualche spiraglio di apertura prima di chiedere un rinnovo, ed è una scelta che non si può biasimare visto che comunque l'operazione costa 113 euro (visto che il documento è valido per dieci anni sarebbe uno spreco rinnovarlo per poi tenerlo chiuso in un cassetto). La seconda variabile è costituita dalle nuove modalità ministeriali, in linea con le disposizioni anti contagio: le file agli sportelli non sono più consentite e si può procedere solo con prenotazione, rigorosamente presa con Spid. Una pratica che allunga i tempi e che, inoltre, non agevola le fasce più deboli. «Abbiamo chiesto che si trovi una alternativa per i più anziani, per loro è difficile in questo modo riuscire ad accedere al servizio - aggiunge Brentani - al momento però dal ministero non hanno ancora dato alcun cenno».
LE DEROGHE
Qualche scappatoia per fare prima c'è: il passaporto può avere una via prioritaria se richiesto per motivi di lavoro, studio o di salute. «Appena si libera un posto si infila la pratica - continua il sindacalista - ma questo significa che un cittadino di Portogruaro potrebbe andare a ottenere il passaporto a Chioggia».
LA PROPOSTA
Il sindacato Siulp una soluzione l'avrebbe anche proposta: visto che l'ufficio della questura non è sufficiente, con questi numeri di personale, a evadere il fiume di richieste, si deleghi la possibilità di concedere i passaporti agli uffici anagrafe dei Comuni. «Si deve fare come per le carte d'identità digitali e le patenti. Il Comune inizia la pratica e rilascia il documento, alla questura si lascia il compito di un controllo finale per il nulla osta. Sarebbe una pratica civile che aiuterebbe il lavoro della polizia e che faciliterebbe la vita anche e soprattutto dei cittadini».
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