Venezia. Paganino e Alessandro Paganini, i primi a stampare il Corano

Lunedì 24 Luglio 2023 di Alberto Toso Fei
Paganino e Alessandro Paganini, i primi a stampare il Corano, ritratti da Matteo Bergamelli

VENEZIA - Nel 1538 crearono la prima edizione a stampa del "Corano" in lingua araba, destinata con tutta probabilità all'esportazione per i popoli di religione islamica che ancora non possedevano la stampa topografica.

Paganino e Alessandro Paganini, padre e figlio, legarono per sempre il loro nome a quell'impresa (per la quale si è calcolato che avessero fatto produrre circa seicento caratteri tipografici diversi), ma l'esito non fu quello sperato.

Paganino e Alessandro Paganini


E quei primi esemplari andarono tutti perduti, tranne quello che nel 1987 fu ritrovato a San Francesco della Vigna, proveniente dalla Biblioteca dei frati minori di San Michele in Isola.
D'altronde, se da un lato lo spirito commerciale internazionale di chi operò a Venezia all'alba dell'editoria non venne mai meno (con le pubblicazioni dei primi libri in armeno, in cirillico, in glagolitico e altri alfabeti non latini), dall'altro i Paganini furono abbastanza avvezzi alla stampa di carattere religioso, e alle imprese di una certa arditezza. Nel 1495 Paganino fu editore di una grande Bibbia, in quattro volumi, corredata dal più famoso commento dell'epoca, quello di Niccolò da Lira. Si tratta tutt'oggi del più imponente incunabolo europeo, formato da 1571 pagine, che per la prima volta nella storia presentava il commento impaginato intorno al testo.
Paganino Paganini, del quale non si conoscono luogo e data di nascita, era originario di Cigole, piccolo paese della bassa Bresciana, e si definì "civis Brixiae" nei colophon di alcuni libri. Ebbe tre fratelli: Girolamo, Giacomo (che stamparono anche loro a Venezia negli anni Novanta del Quattrocento) e Faustino. Al suo solo nome si possono ricondurre circa settantacinque edizioni a cavallo tra Quattro e Cinquecento (tra cui la "Summa de arithmetica", del 1494, uno dei testi-chiave della cultura matematica del Rinascimento, comprendente il "De computis et scripturis", prima descrizione del sistema veneziano della partita doppia), oltre a una coda di produzione che firmò con il figlio Alessandro - incluso il Corano - nell'ultimo decennio di vita.
Negli anni Ottanta del Quattrocento sposò Cristina Della Fontana, figlia dello stampatore tedesco Franz Renner da Heilbronn, che aveva assunto un cognome italiano.
Aveva avviato la sua impresa veneziana nell'inverno 1483-84 in società con il mantovano Giorgio Arrivabene, a sua volta fondatore di un'importante dinastia di editori attivi a Venezia e a Mantova. Nel 1494 abitò certamente in parrocchia S. Salvatore, calle delle Ballotte, in parrocchia a San Salvador, e il 15 marzo 1538 comprò una casa a Rialto. Già nel suo primon testamento, dettato nel 1505, risulta essere proprietario di terre in Friuli e nella Riviera di Salò. Paganino Paganini morì a Venezia tra il 27 giugno e l'11 agosto 1538.
Analogamente a lui, non si conoscono le date di nascita e di morte del figlio Alessandro; nemmeno se fu figlio di Cristina o di un'altra donna.
Certamente prese le redini dell'azienda e lavorò nel solco tracciato dal padre lavorando principalmente nel settore dei libri religiosi e in quelli per l'Università: con Paganino aveva già pubblicato tre opere del matematico Luca Pacioli, per le quali aveva disegnato i caratteri tipografici.
Nel 1509 uscì la "Divina proportione", contenente silografie tratte dalle figure dei poliedri di Leonardo da Vinci. Sposò Daria, figlia dello stampatore di origine comasca attivo a Milano Giorgio Rusconi, con la quale ebbe diversi figli: Agnesina e Marta (che andarono a loro volta spose a un cartaio e allo stampatore Giovanni Varisco), Gaspare, Paganino, Camillo, Orazio e Scipione, che tennero bottega all'insegna della Sirena a Venezia e svilupparono un'intensa attività editoriale nella seconda metà del XVI secolo.
Alessandro Paganini dal 1515 iniziò a pubblicare una serie di libri tutti distinti dallo stesso formato, quasi ignoto prima di allora, il minuscolo ventiquattresimo (lo specchio di stampa è poco più di 8 centimetri per 4), e dallo stesso carattere tipografico, un ibrido tra romano e corsivo disegnato da lui.
In questa veste innovativa stampò alcuni testi fondamentali della letteratura volgare coeva: Petrarca, Bembo, Sannazaro, ma anche Cicerone, Petrarca, Dante, Boccaccio, e una serie importante di autori latini. Nel 1517 trasferì la produzione sul lago di Garda. Morì attorno al 1533.
 

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