La Corte d'Assise: «Carlo Pellegrini uccise il fratello per vendicare la madre»

Mercoledì 12 Luglio 2023 di Nicola Munaro
Il garage in via Principe d'Acaja a Torino dove fu trovato il cadavere di Enrico Pellegrini

MIRANO - “Una vera ossessione”. Questo aveva Carlo Pellegrini “per la propria madre” oltre alla “ferma convinzione che il decesso (della donna, ndr) fosse stato causato dai congiunti”, da qui “la pervadente volontà di vendicarla”. Per questo nel giugno 2021 Pellegrini aveva ucciso il fratello Enrico trucidandolo con una serie di coltellate nel garage del palazzo in cui la vittima viveva, a Torino, per poi lasciarlo lì, lavarsi, tornare a Mirano e farsi medicare all’ospedale dell’Angelo di Mestre per una ferita alla mano durante l’omicidio.

A spiegare la condanna a 15 anni di reclusione (più tre di Rems, l’ex ospedale psichiatrico) decisa a febbraio sono le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Torino, che se da un lato lo ha punito per l’omicidio del fratello, lo ha assolto dal tentato omicidio della sorella, parte civile con l’avvocato Marco Marchio, cercando di avvelenarla con della morfina versata in una bottiglia d’acqua.


“IL MASSACRO”
La sentenza si sofferma sulle modalità dell’accoltellamento di Enrico Pellegrini, 52 anni, trovato senza vita e con una lama in un occhio nel garage di un palazzo in via Principi d’Acaja 38, a Torino, il 27 giugno 2021. 
Carlo Pellegrini, originario di Mirano, avvocato non iscritto all’ordine, lo ha colpito con venti coltellate. Scrive la Corte d’Assise: “Molte delle lesioni risultano praticate su un uomo moribondo ma pur sempre ancor vivo. (...) Il complesso delle lesioni (...) illumina circa le intenzioni non tanto di portare a compimento il proprio proposito di togliere la vita, quanto di infierire sul fratello”. A uccidere ci aveva pensato il taglio alla gola mentre le successive ferite rimandano all’incubo nella mente di Carlo Pellegrini, al quale è stato riconosciuto un vizio parziale di mente. Si torna quindi all’ossessione per la madre: “devono ascriversi (le ferite, ndr) ad una pura volontà di vendetta da praticare attraverso il “massacro” e la “tortura” che si ritenevano essere stati inflitti sulla propria madre”. Per la Corte, aggravante della crudeltà. 


LA CRONACA
Secondo la procura, la morte del cinquantaduenne risalirebbe ad alcuni giorni prima. Nell’atto d’accusa l’omicidio è fissato al 23 giugno, giorno dell’ultimo contatto tra la vittima e il fratello. È di due giorni dopo (25 giugno) la denuncia di scomparsa della sorella Silvia e del padre Rodolfo - fratello dell’architetto Alberto Pellegrini, autore di numerose strutture a Mirano, tra cui il teatro - preoccupati che Enrico non rispondesse più al telefono. La domenica successiva veniva trovato morto nella cantina del palazzo dove viveva.

Ultimo aggiornamento: 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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