Nel 1993 il furto rocambolesco
del Tiepolo in chiesa alla Fava

Giovedì 1 Ottobre 2015
Nel 1993 il furto rocambolesco del Tiepolo in chiesa alla Fava
VENEZIA - Il nome di Sebastiano Magnanini è legato a uno dei furti d’arti più clamorosi messi a segno in centro storico a Venezia. Era la notte fra il 13 e il 14 dicembre del 1993 quando insieme a un complice, secondo le cronache di allora si fece chiudere nella chiesa di Santa Maria della Fava, vicino a Rialto con l’obiettivo di rubare un prezioso dipinto di Giambattista Tiepolo "L’educazione della Vergine" del 1732. Il colpo riuscì ma tre mesi dopo, la Squadra mobile lagunare recuperò il quadro in un casolare abbandonato della terraferma, in via Triestina a Tessera, vicino all’Aeroporto Marco Polo, individuando fra i componenti della banda - composta complessivamente da cinque persone compreso il ricettatore - anche Magnanini, denunciandolo a piede libero con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata a commissione di furti.



L’opera, valutata al tempo oltre due miliardi di lire, dovette essere sottoposta a un delicato e paziente lavoro di restauro perché i ladri staccarono la tela utilizzando, in maniera alquanto maldestra, un taglierino. La sentenza arrivò nel 1998, con tre condanne, un’assoluzione e lo stralcio della posizione di Magnanini, che era stato indicato dall’accusa come uno degli esecutori materiale del furto. Ed è appunto dal 1998 che il nome di Sebastiano Magnanini sparisce dalla ribalta dei giornali, per ricomparire tragicamente due giorni fa, con il ritrovamento del suo cadavere, legato dentro un carrello della spesa e ripescato in un canale di Londra. Da quanto di è potuto appurare, Magnanini dal 2004 era iscritto all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, e dalla sua Venezia mancava da circa 15 anni, salvo sporadici ritorni. Ha viaggiato in Colombia, Cambogia e ha vissuto anche ad Amsterdam.
Ultimo aggiornamento: 09:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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