MESTRE - Via Comelico, 12 maggio 1980. Stefania Chinellato, sovrintendente capo della divisione anticrimine della questura di Venezia, allora era una ragazzina, studentessa del Luzzatti. Quel lenzuolo insanguinato all'angolo con via Rielta, posto a coprire il corpo di Alfredo Albanese, ha condizionato la sua vita.
IL RACCONTO
«Stavo andando a scuola camminando in via Rielta - racconta - All'altezza di via Comelico mi sono subito resa conto che era successo qualcosa di gravissimo. Ho visto le macchine della polizia. C'erano gli agenti in divisa e gli uomini in borghese: tutti avevano un'espressione sconvolta. C'era un lenzuolo macchiato di sangue. Spaventata da quell'immagine, sono corsa con tutte le forze verso la scuola». Il preside aveva radunato tutti gli studenti nell'aula magna. «Spiegò che qualcuno aveva sparato al commissario capo Alfredo Albanese e l'aveva ucciso. Disse anche che dovevamo stare molto attenti, che era necessario stare dalla parte giusta. Lo prendemmo in parola: una settimana dopo io e alcune mie compagne andammo al commissariato di Mestre per capire se c'erano dei concorsi aperti alle donne. Purtroppo i tempi non erano ancora maturi, ma appena fu possibile partecipai al concorso, lo vinsi e entrai in polizia». Solo a cerimonia finita, Stefania si è presa un secondo per fissare quella saracinesca in silenzio, riuscendo a stento a trattenere una lacrima di commozione.
LE VOCI
Alla cerimonia in prima fila anche il prefetto Vittorio Zappalorto, l'assessora alla Sicurezza Elisabetta Pesce e il collega di giunta Renato Boraso e ovviamente le alte cariche della polizia, di oggi e di ieri, a cominciare dal questore Maurizio Masciopinto e dal suo vicario Eugenio Vomiero. «Un poliziotto che faceva il suo dovere nel miglior modo possibile, come un soldato», ha commentato il prefetto. Albanese, responsabile della sezione Antiterrorismo della Digos di Mestre, che in quel maggio del 1980 stava indagando sull'omicidio di Sergio Gori, l'allora dirigente del Petrolchimico di Marghera. «Alfredo ha operato per la tutela di valori come democrazia, libertà, giustizia. Serve aiutare le giovani generazioni affinché non si ripetano gli errori del passato» le parole della moglie Teresa Albanese, collegata in videoconferenza. A chiudere il questore Masciopinto: «Non abituiamo le giovani generazioni a un contesto sociale in cui prevale la mediocrità. L'eccellenza deve essere la normalità, Albanese deve rappresentare un faro per i giovani del futuro».