A Venezia79 arriva Le Formiche di Gianni Amelio. E il regista confessa quell'amore tormentato durante le riprese

Mercoledì 7 Settembre 2022 di Alda Vanzan
A Venezia79 arriva Le Formiche di Gianni Amelio. E il regista confessa quell'amore tormentato durante le riprese

Un'altra confessione a Venezia79. Dopo Emanuele Crialese che ha rivelato di essere nato donna, ieri è stato Gianni Amelio - il quarto dei cinque italiani in concorso alla Mostra del cinema con Il Signore delle Formiche - ad aprire pubblicamente il cuore: «Durante le riprese ho avuto una storia d'amore molto tormentata e questo tormento non passa.

Per questo, pur contentissimo del film, mi sento infelice».


Settantasette anni, Leone d'oro nel 1998 per Così Ridevano, dichiaratamente gay («Credo che chi ha una vita visibile abbia il dovere della sincerità: e allora sì, lo dico per tutti gli omosessuali, felici o no, io sono omosessuale», il coming out nel 2014), Amelio ha portato sul grande schermo la storia di Aldo Braibanti, il poeta, scrittore, drammaturgo emiliano, omosessuale, accusato di aver plagiato un suo studente, maggiorenne, il quale subì, per volere della famiglia, l'elettroshock e l'ospedale psichiatrico. Braibanti finì sotto processo a Roma e fu condannato per plagio a nove anni. Era il 1968. Quel capo di imputazione - introdotto dal fascismo col Codice Rocco e abolito dalla Corte Costituzionale nel 1981 - era solo un pretesto per coprire la vera accusa: l'omosessualità. Per raccontare questa storia (nelle sale da domani) Amelio ha voluto sul set Luigi Lo Cascio nel ruolo di Braibanti ed Elio Germano nei panni del giornalista dell'Unità, uno dei pochi cronisti impegnati a ricostruire la verità pur tra le censure del periodo. Esordio cinematografico per Leonardo Maltese che interpreta il giovane di cui l'artista si innamora (nel film è Ettore, nome di fantasia perché la vera famiglia non ha acconsentito).


LA GENESI
Amelio ha raccontato la genesi del film. «Inizialmente doveva essere un documentario su Braibanti, mi sono messo in contatto con Aldo, abbiamo parlato tante volte, dovevamo vederci, poi però lui non è stato bene e non se ne è fatto niente». L'artista è morto nel 2014. «Ma avevo trovato tanti documenti - racconta Amelio -, compreso il suo interesse per le formiche. Così, quando ho rilanciato per fare non più un documentario, ma un film, avevo già deciso il titolo: Il Signore delle Formiche». Il regista si è detto felicissimo del lavoro: «È forse il film più bello che ho fatto, lo seguirò anche nell'ultima parrocchiale rimasta a Malta, ma in questo momento sono l'uomo più disperato del mondo. Non sono felice, per niente». E per non dare adito ad equivoci, ha spiegato il motivo: «Durante le riprese ho vissuto una storia d'amore molto tormentata e questo tormento non passa. Ho scoperto le stesse fragilità di Aldo: forse questo ha giovato al film, ma non ha aiutato me. Come Braibanti anch'io mi sono innamorato, non sono andato in galera, ma sono chiuso in un carcere mio». Per il regista Il Signore delle Formiche non è solo la storia della prima condanna in Italia per plagio: «Sarebbe limitativo etichettare questo film come la storia di Braibanti. È una grandissima storia d'amore. Ed è molto autobiografica».


IL CORAGGIO
Nel film, durante le proteste per la sentenza, compare il volto di Emma Bonino. L'Emma Bonino di oggi. «Emma mi ha detto che non era neppure nel Partito Radicale in quel periodo, ma ho preferito il suo volto a quello di una comparsa con l'immagine di Marco Pannella. È stato un omaggio che ho voluto fare al Partito Radicale, è grazie al loro coraggio se nel 1981 il reato di plagio è stato cancellato». Alla presentazione del film c'era anche Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay: «La questione omosessuale non è risolta, basti pensare al vergognoso applauso in Senato per lo stop alla legge Zan». Momenti di tensione durante la conferenza stampa con il regista alterato per un titolo di giornale relativo a un precedente film, Hammamet: «Un titolo infame, ho cancellato il tuo numero di telefono», ha detto all'autore del pezzo, salvo poi spiegare: «Penso che per civiltà di rapporti anche un piccolo messaggio avrebbe potuto risolvere la cosa. Poi è ovvio che nella recensione poteva scrivere quello che voleva».

Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 13:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci