MESTRE - Con Giuseppe Ghegin tramonta un pezzo importante della storia commerciale di Mestre. Quella legata al miracolo economico, quando Porto Marghera bastava a popolare la città, e la gente acquistava gli elettrodomestici: dal televisore al frigo. L’illusione che si poteva crescere anche comprando a rate.
GLI INIZI
Beppe aveva uno spirito imprenditoriale che guardava lontano, nel 1965 col fratello Rinaldo (per tutti Franco) acquistano il Sound Palace, la vecchia discoteca di Chirignago. Avevano un sogno: rilanciare via Miranese come zona commerciale. C’era tutto nella vecchia discoteca: metratura giusta, secondo piano, vetrine. Come sfruttare lo spazio e attirare la clientela con televisori fino a ai più moderni (per l’epoca) impianti stereo? Ecco la soluzione: sfruttare le vetrine per un’esposizione maggiore. «Un inizio fulminante – ricorda la figlia Marina – papà partì alla grande, in poco tempo il suo nome fece il giro della città. Era una sorta di centro commerciale in anticipo. Si trovava di tutto». Ghegin è l’esempio di una formula commerciale familiare: due fratelli, mogli, figli. «Una famiglia dove anche i dipendenti si trovano così bene da fidanzarsi e sposarsi fra loro», ricorda Marina. I clienti si affezionano, tornano, anche solo per due chiacchiere con quest’uomo amabile e sorridente. Lo spazio non basta più; Giuseppe apre il piano superiore. La risposta è ancora positiva. Ghegin diventa una bandiera. Gli stessi fornitori lo prendono come punto di riferimento: arrivano le prime cassette per videogiochi, l’Atari, i joystick, le prime Vhs con relativi lettori. In città solo lui li aveva. Anche gli autobus portavano il suo logo. Il negozio chiude nel 2004: «Non poteva reggere contro le grandi multinazionali dell’elettrodomestico, certi giganti non si battono. Ma nessun centro commerciale potrà restituirmi quell’aria di casa che si respirava da noi», dice Marina. I funerali si volgeranno il 3 agosto alle 11 nella chiesa di San Giorgio a Chirignago.