C'è un terzo indagato per la morte di Bruno Modenese, deceduto in Psichiatria: è un medico dell'ospedale civile

Sabato 30 Settembre 2023 di Michele Fullin e Lorenzo Mayer
L'ospedale civile di Venezia

VENEZIAC’è un terzo indagato per la morte di Bruno Modenese, paziente psichiatrico di 45 anni, avvenuta all’interno del reparto, all’ospedale Civile di Venezia la sera di martedì 19 settembre.

Si tratta dello psichiatra in servizio in quel momento, un medico di 59 anni che è stato iscritto nel registro solo nel corso della giornata di ieri. Gli altri due indagati sono due infermieri di 29 e 45 anni, che secondo l’ipotesi di reato formulata dal sostituto procuratore Daniela Moroni, potrebbero avergli cagionato lesioni in un tentativo di contenimento. Secondo le prime testimonianze raccolte, infatti, i due infermieri avevano tentato di fermare la vittima mentre si stava scagliando contro il medico proprio nel momento di un’iniezione di sedativo. AUTOPSIA Per capire cosa sia accaduto a Modenese prima e dopo quell’episodio, la dottoressa Moroni ha incaricato il medico legale Barbara Bonvicini di effettuare una consulenza completa, che comincerà giovedì 5 ottobre con l’autopsia. Assieme al collega Guido Bissolotti avrà il compito di accertare in 90 giorni se la causa della morte sia riconducibile a condotte di natura violenta. Ad insospettire il magistrato le ecchimosi sul volto e la frattura del setto nasale rilevate nell’immediatezza del decesso. I legali dei familiari della vittima, gli avvocati Renato Alberini, Augusto Palese, Gianluca De Biasi e Paolo Vianello, hanno nominato i medici legali Antonello Cirnelli e Gianni Barbuti; il difensore di uno degli indagati, l’avvocata Maria Bonaccorso, ha affiancato al perito della procura il dottor Andrea Porzionato. Il secondo infermiere indagato, assistito dall’avvocato Luca Mandro, nominerà nei prossimi giorni un esperto di propria fiducia, come dovrebbe fare il legale del medico.

PIZZA CON I GENITORI

Figlio di pescatori, Bruno Modenese si era dedicato a questa attività per poi lasciare il lavoro in quanto riconosciuto invalido al cento per cento: da tempo era in cura al Centro di salute mentale di Venezia. La sera di sabato 16 settembre, dopo aver mangiato la pizza con i genitori (con cui sarebbe dovuto partire il giorno seguente per una vacanza) era passato a salutare gli amici al bar, dove si è sentito male. All’arrivo dell’ambulanza, l’uomo vi era salito di propria volontà ed era arrivato al pronto soccorso accompagnato dai carabinieri «perché manifestava uno stato di alterazione e di aggressività». Il giorno seguente al padre fu detto che Bruno si trovava in terapia intensiva, «sedato, in quanto agitato e “respirava male”, ma che tutto era sotto controllo». In una telefonata successiva fu invece prospettata una situazione ben peggiore: «coma, dopo un arresto cardio-circolatorio».

IL SOSPETTO

«Purtroppo si sta confermando quanto sospettavamo fin dal primo momento - si sfoga Emanuele Modenese, fratello maggiore di Bruno - delle lesioni così gravi non possono essere provocate solo da due persone. Infatti sono certo che l’inchiesta si allargherà ancora a “macchia d’olio” e quindi attendiamo con fiducia, e con calma, il lavoro della magistratura». C’è un altro aspetto da chiarire stando al racconto dei familiari. «Hanno tentato di coprire i fatti - prosegue Modenese - non dicendoci la verità e mentendo fino all’ultimo. Inizialmente ci hanno detto che non sapevano niente. Ma io ho dei messaggi, che sono già stati consegnati alla magistratura, in cui il primario della Rianimazione ci dice chiaramente che mio fratello è arrivato lì già con fratture multiple e in fin di vita».

Ultimo aggiornamento: 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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