Morto in Psichiatria, un buco di due giorni tra ricovero e decesso
Venezia

Due infermieri indagati per omicidio Il fratello: «Era depresso ma non un violento»

Giovedì 28 Settembre 2023 di Nicola Munaro
Bruno Modenese

VENEZIA - C'è un buco temporale nel quale cercare il perché della morte di Bruno Modenese, 45 anni di Pellestrina, spirato in ospedale a Venezia con lividi al volto e il setto nasale fratturato.

Va dalla sera di sabato 16 settembre - quando un'idroambulanza del 118 porta il 45enne in ospedale - fino alla mattina di martedì 19 settembre, quando dal Santi Giovanni e Paolo di Venezia la famiglia viene informata della morte dell'uomo. Sotto inchiesta ci sono due infermieri del reparto di Psichiatria del nosocomio veneziano, accusati di concorso in omicidio preterintenzionale. L'ipotesi costruita dalla sostituto procuratore Daniela Moroni è che i due infermieri sarebbero intervenuti per fermare Modenese che, andato in escandescenze al momento di un'iniezione, si era scagliato contro un medico. I due, di 45 e 29 anni, gli avrebbero causato delle lesioni da cui sarebbe derivata un'emorragia cerebrale poi divenuta fatale. Tutto - lo dicono le indagini - è successo nel reparto di Psichiatria del Santi Giovanni e Paolo. E ci sarebbe un testimone che avrebbe raccontato agli inquirenti come su Modenese siano intervenuti solo i due indagati e non altri: anche per questo la procura ha disegnato un cerchio stretto di sospetti.


LE DUE INCHIESTE
Se da un lato sarà l'autopsia la lente attraverso la quale decodificare i fatti e dare risposte al versante penale, dal canto suo l'Ulss 3 Serenissima ha aperto un'indagine interna il giorno successivo alla morte di Modenese, ex comandante di un peschereccio con due dipendenti. La dirigenza dell'azienda ospedaliera sta sentendo tutte le persone in servizio nel reparto di Psichiatria tra la sera del 16 settembre e la mattina del 19. Nessun provvedimento è stato preso nei confronti dei due infermieri, anche perché al momento solo indagati, che comunque dal 20 settembre sono a casa da lavoro, in malattia. La commissione d'indagine esaminerà anche la cartella clinica del paziente. Verranno sentiti anche i due indagati che, con ogni probabilità, ripeteranno di essere intervenuti in supporto al medico che stava per essere aggredito, e di non aver picchiato Modenese.


LE CURE
Le cartelle cliniche saranno al centro anche dell'autopsia commissionata dalla procura alla medico legale Barbara Bonvicini: se la causa della morte sembra essere chiara (l'emorragia cerebrale post trauma) è da capire quando e con cosa siano stati inferti i colpi sul corpo di Modenese, e se siano anche i soli.
Per questo prima dell'autopsia - che inizierà il 5 ottobre e alla quale parteciperanno anche uno psichiatra e un neuropsichiatra, oltre ai consulenti di famiglia e indagati - verrà eseguita anche una tac total body sul 45enne dalla quale si potrà capire una prima entità di quanto successo. Negli incartamenti medici però ci sarà la risposta all'altra domanda della pm: se Modenese sia stato trattato secondo i protocolli medici attivati quando un paziente psichiatrico va in escandescenza e se, dopo l'episodio, sia stato curato al meglio o si possa profilare anche una concausa sanitaria nella sua morte.


LA FIACCOLATA
Ieri sera Pellestrina si è stretta attorno alla famiglia Modenese con una fiaccolata che dalle 21 ha attraversato tutta l'isola. «Mio fratello era una persona normalissima a cui tutti volevano bene - racconta Emanuele Modenese -. Quel sabato non era successo nulla, aveva avuto una crisi di depressione, la prima dopo cinque mesi e si era convinto ad andare da solo in ospedale. Non è mai stato violento. Cosa sia successo ce lo devono dire: ci devono dire come mai non siano riusciti a tenere a bada un uomo mite. Aveva la fobia degli aghi, forse si è spaventato per questo, ma non può aver tentato di aggredire nessuno: forse pensavano di avere a che fare con un delinquente. I medici ci devono una risposta: non ci hanno mai chiamati in questi giorni».

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