Lutto al liceo Berto, è morta la prof Brussato: «Collega entusiasta e curiosa»

Mercoledì 17 Maggio 2023 di Alfredo Baggio
Marilisa Brussato

MOGLIANO - La prematura morte della professoressa Marilisa Brussato, avvenuta nella sera di sabato 13 maggio, lascia familiari, amici e colleghi profondamente addolorati. Brussato aveva 60 anni ed era insegnante di Lettere e lavorava da ben 25 anni al liceo "Giuseppe Berto".

INSTANCABILE CURIOSITA'
Chiunque l'abbia conosciuta o anche solamente incontrata, fosse insegnante, collaboratore, studente o genitore, rimaneva colpito dal suo sguardo intenso, dai vividi occhi azzurri sempre pronti ad accendersi di entusiasmo per ogni iniziativa che attirasse la sua instancabile curiosità, come pure dalla sua dedizione, spesa nelle numerose iniziative sociali cui prendeva parte.

Generosa con tutti, era impegnata in numerosi progetti, pronta a darsi da fare pur di portare il suo contributo e rendere non solo la scuola, ma il mondo intero un posto migliore. Dotata di un profondo pensiero critico, sapeva conciliare al meglio la professione di docente a quella di educatrice, consapevole del delicato compito formativo e civico che il suo ruolo le imponeva. Era particolarmente sensibile al tema dei diritti umani e civili e ha sostenuto con passione e dedizione numerose associazioni volte all'impegno sociale, come, ad esempio, Mediterranea Venezia, aprendosi anche ad esperienze quali l'affido di immigrati minori non accompagnati. Concreta sostenitrice degli ideali universali di pace, giustizia e accoglienza, la professoressa Brussato da anni offriva contributi di grande spessore culturale e umano anche agli eventi promossi dal gruppo locale di "Pax Christi" Italia, guidato da don Nandino Capovilla; partecipava inoltre alle iniziative della rete nazionale "In famiglia per la pace" spendendosi in numerose esperienze di accoglienza. A testimonianza del suo intenso impegno civile anche il tesseramento con l'Anpi di Mestre.

ENERGIA POSITIVA
Lavorare insieme a Marilisa significava percepirne immediatamente l'energia positiva che pareva scorrere inesauribile in lei, un'energia che la sosteneva non solamente nelle attività scolastiche ma anche negli sport all'aria aperta, quando andava a vogare in laguna o a camminare tra i bellissimi sentieri delle Dolomiti. Dalla finestra della stanza dell'ospedale di Udine poteva osservare le vette delle Alpi Giulie, in questo periodo ancora bianche di neve candida e che sembravano prometterle gli orizzonti di libertà che la malattia le aveva invece negato. Piace pensare che quei profili aguzzi si siano riflessi nei suoi bellissimi occhi azzurri alleviandole almeno un poco i tormenti dell'immobilità.

      

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