MIRANO - Il boato si è sentito per chilometri, i pezzi dell’ordigno sono stati ritrovati fino a cento metri di distanza. «È stato come un colpo di fucile, ma amplificato per mille - raccontano i residenti - inizialmente abbiamo pensato a uno scontro tra camion».
LE INDAGINI
Sull’episodio stanno indagando gli uomini della polizia locale dell’Unione dei Comuni del Miranese. Gli agenti erano accorsi sul posto inizialmente convinti di dover rilevare un incidente stradale. Solo una volta arrivati in quell’angolo nascosto tra le campagne miranesi si sono resi conto, invece, che le cose erano andate diversamente: in supporto, quindi, sono arrivati anche i carabinieri della stazione di Mirano. L’area è stata quindi isolata per permettere di registrare i vari reperti e ricostruire nel dettaglio l’accaduto. Il ferito più grave, nel frattempo, era stato portato all’ospedale di Mestre mentre gli altri due, entrambi sedicenni, più lievi, erano stati accompagnati in quello di Mirano. Illesi altri due amici che facevano parte del gruppo ma, evidentemente, erano più distanti dal punto dell’esplosione.
LA RICOSTRUZIONE
Che cosa sia successo si è capito ma sul come, in realtà, ci sarebbero molti dubbi. Partiamo dagli elementi certi: alle 17.30 i cinque ragazzi si trovano sotto a quel cavalcavia. La strada è una via cieca: via Guido Novello, così si chiama, porta a un’azienda e di sabato, ovviamente, è deserta. Compare questa bomba carta, che in gergo si chiama “cipolla”: il nome deriva dai vari strati appunto di carta (fogli di giornale, il più delle volte) che la compongono e che vanno a creare la culla per la polvere da sparo. Non è difficile da realizzare: in rete si trovano decine di tutorial per assemblarla. Non è chiaro, però, come ci sia arrivata lì, e l’abbiano portata i ragazzi o se l’abbiano trovata per terra: questi sono dettagli su cui indagherà la polizia locale. Il problema è che non c’è una miccia e allora A.C., intenzionato a farla esplodere, crea un’estensione del piccolo ordigno con una scia di polvere da sparo. È lui, poi, a incaricarsi dell’accensione. Non appena si avvicina con l’accendino, però, l’esplosione lo travolge. Le urla, il panico, il sangue, la corsa in ospedale. Durante i rilievi, i carabinieri trovano resti della bomba carta anche a oltre cento metri di distanza: un particolare che spiega bene la potenza di quel fagotto carico di esplosivo. «È scoppiato un petardo, un mio amico ha perso una mano!», dice uno dei due ragazzi illesi. Occhi lucidi e voce tremante, la disperazione e lo choc per aver assistito a quella scena così straziante sono ancora vivi. La versione che i ragazzi avrebbero fornito alle forze di polizia è che avrebbero trovato quella bomba carta in parte alla strada e che il più grande di loro sarebbe rimasto ferito per un incidente, un’esplosione accidentale. Una ricostruzione che non convincerebbe però polizia locale e carabinieri che nelle prossime ore faranno ulteriori approfondimenti. Del caso è stata informata anche la Procura della Repubblica di Venezia.