Mestre, primo morto per Candida Auris. Il prof. Panese: «Temibile, può rimanere silente su una persona per mesi o anni»

Mercoledì 20 Luglio 2022 di Alvise Sperandio
Mestre, primo morto per Candida Auris. Il prof. Panese: «Temibile, può rimanere silente su una persona per mesi o anni»
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MESTRE - È un 82enne , il primo morto in assoluto in regione per Candida Auris (cioè “dell’orecchio”), un fungo particolarmente pericoloso, che altrettanto per la prima volta è stato isolato all’ospedale dell’Angelo.

Il paziente è deceduto dopo tre settimane di ricovero e un periodo di coma. Vani sono stati i tentativi di salvarlo.

«Era già molto malato e la situazione si è poi ulteriormente complicata», dice Sandro Panese, direttore del reparto di Malattie infettive e tropicali. L’anziano, nonostante le condizioni di salute già non buone, era partito per un viaggio in Africa. È durante quel soggiorno che si era poi sentito poco bene. In pochi giorni il quadro clinico era peggiorato, tanto da essere ricoverato in un ospedale del posto dove però le terapia somministrate non hanno portato beneficio. I sanitari hanno così deciso il rimpatrio d’urgenza con un trasporto sanitario protetto scelto nel dubbio che fosse in corso un’infezione che avrebbe potuto diffondersi. L’aereo è atterrato al Marco Polo di Venezia e l’ambulanza ha preso la via dell’Angelo. Accolto in prima battuta in Geriatria, l’uomo è risultato positivo ai controlli sulla Candida auris e subito posto in isolamento in Malattie infettive. Di fatto non si è più ripreso, nonostante le cure messe in atto dall’equipe del dottor Panese, che per la prima volta si è trovata a lottare “faccia a faccia” contro questo germe. Subito sono scattati sia la procedura di tracciamento dei contatti, per verificare che non ci fossero state altre infezioni, sia la sanificazione di tutti gli ambienti con cui l’uomo era nel frattempo venuto a contatto.

«Incrociamo le dita, ma al momento il caso risulta del tutto isolato. Ulteriori verifiche sono in corso, ma siamo fiduciosi che non emergano criticità - spiega Panese -. La Candida auris è un germe molto temibile per due motivi: perché risponde a fatica ai farmaci antimicotici, quelli cioè usati contro i funghi, e perché è piuttosto tenace nell’eradicazione, cioè colonizza le superfici dei luoghi con cui viene a contatto per disinfettare le quali servono prodotti e procedure specifiche da seguire». Il germe è noto alla comunità scientifica da poco tempo: il primo caso fu scoperto nel 2009 a Tokyo, mentre in Italia anni addietro ci sono stati dei cluster in Liguria e in Toscana, per un totale di 277 casi. Quello in questione, si diceva, è il primo caso in Veneto e a Mestre. «Una delle sue caratteristiche - sottolinea il primario Panese - è che può rimanere “silente” su una persona anche per mesi o per anni. La comorbilità di altre patologie presenti e l’immunodeficienza favoriscono lo sviluppo della malattia conclamata, che è in buona sostanza una forma di sepsi, vale a dire un quadro infettivo generalizzato che porta alla compromissione degli organi vitali e al decesso».

Un’evoluzione che si è confermata nel caso in questione. Le indagini sono state estese a tutti i contatti, diretti e indiretti, per circa una settantina di persone. Inoltre è partito lo screening ambientale, che nell’ospedale dell’Angelo ha riguardato anche la Geriatria, il primo luogo dov’era passato il paziente, e poi le Malattie infettive dov’era stato isolato ed è deceduto. «Proprio perché il germe è di recente conoscenza, non esistono ancora procedure consolidate, quanto, piuttosto, indicazioni di massima e raccomandazioni. Il dato certo - osserva Panese - è che senza gli opportuni controlli c’è il rischio concreto che la Candida auris cammini e anche con una certa velocità, diffondendo il contagio. Chiaramente la circostanza, come quella di cui discutiamo, che una persona sia già malata, con patologie di una certa rilevanza clinica e con difese immunitarie basse, rappresenta un terreno fertile perché il germe attecchisca e purtroppo determini un peggioramento, anche repentino, della situazione, fino all’esito finale». Il trasporto aereo protetto ha permesso di evitare contatti con altri passeggeri così come la stretta osservanza dei dispositivi di sicurezza negli spostamenti successivi, una volta preso in carico dall’ospedale, ha impedito che la Candida auris trovasse altro spazio. 

Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 11:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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