Cena in centro a Mestre, un ladro gli ruba la borsa medica poggiata a terra: dentista lo insegue per recuperarla. Poi la brutale aggressione

Il suo aggressore è stato identificato: vive a Padova, una sorta di pendolare del piccolo crimine

Domenica 23 Luglio 2023 di Monica Andolfatto
Cena in centro a Mestre, ladro gli ruba la borsa medica poggiata a terra: dentista lo insegue per recuperarla. Poi la brutale aggressione

MESTRE - Il suo aggressore è stato identificato. L’ha riconosciuto dalle foto segnaletiche che gli agenti della polizia locale gli hanno fatto visionare. È un volto noto, abita a Padova, ha una ventina d’anni, nazionalità tunisina: a Mestre viene in giornata, una sorta di pendolare del piccolo crimine.

Che poi tanto piccolo non è quando ti tocca in prima persona e ti manda all’ospedale con un mano, la destra, fratturata, e traumi facciali, all’orbita e al seno mascellare.

Pierantonio Bragaggia, 68 anni, dentista con studio in via Caneve a Mestre, ha già sporto denuncia. È in convalescenza, costretto a una pausa forzata dal lavoro, a seguito del pestaggio subìto per recuperare la borsa medica che quel ragazzo gli aveva rubato. La sua storia l’ha raccontata al giornale con una lettera al direttore che, dice, «non mi aspettavo sarebbe stata pubblicata e ringrazio per le parole».

Perché ha voluto rendere pubblico quanto è successo?

«Per stimolare il dibattito sulla sicurezza in città. Ma in maniera costruttiva. Certo non si può andare avanti così, con la paura di girare per le vie del centro della tua città. Da me in studio viene gente di tutte le fasce sociali, dall’amministratore delegato all’operaio. E il sentimento di insofferenza trasversale è il medesimo, “cacciamoli via”. Sì e anche no però. Cedere al facile giustizialismo non serve a nulla. Bisogna distinguere - continua il dottor Bragaggia - fra chi è un delinquente abituale e che invece lavora, si guadagna da vivere in maniera onesta, mantiene la sua famiglia, contribuisce a far crescere la società e rispetta il vivere civile. Ho dei vicini africani che sono degnissime persone e io mi sento onorato di essere salutato da loro».

Qual è il problema?

«Sono le regole che vanno cambiate. Ma io sono un medico e non un giurista. Chi sbaglia va punito. Questo perdonismo, questo buonismo stanno favorendo l’effetto contrario. E cioè il diffondersi sempre più di impulsi razzisti, alieni dalla nostra cultura italiana. Quale è il messaggio che passa se uno che ti scippa viene arrestato e poi rimesso subito in libertà? Ripeto non spetta a me suggerire come intervenire dal punto di vista legislativo. Ma si deve intervenire».

Lei ha reagito al sopruso patito, lo rifarebbe?

«Ho agito d’istinto, col senno di poi non so. Come dice mia moglie potevo beccarmi anche una coltellata. Ma sul momento non ho valutato i rischi. Ero a cena con mia figlia, lo scorso 18 luglio, seduto a uno dei tavoli esterni dai miei amici del Bacaro in via Riviera Magellano. Avevo appoggiato a terra la borsa da lavoro. Dentro ci tengo i farmaci oppiacei che porto sempre a casa, in studio non li lascio di certo, e poi documenti con dati sensibili dei miei pazienti, sì anche soldi. Per questo ho fatto di tutto per recuperarla; l’unico pensiero è stato rincorrere il ladro, sono un runner e l’ho raggiunto. Senza riflettere sul fatto che poteva reagire. Mi ha picchiato ma io la borsa non l’ho mollata e lui è diventato una furia, mi ha preso a pugni e poi scaraventato contro una inferriata strappandomi la collanina d’oro prima di fuggire».

Alla fine quindi la borsa, insieme al contenuto diciamo sensibile, l’ha salvata.

«Sì anche se mi dispiace molto per la catenina, era il primo regalo ricevuto da mia moglie mentre eravamo ancora fidanzati».

Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 09:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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