L'odissea di Alseny, 29 anni: dalla Guinea al viaggio nel deserto, gli arresti e il lavoro in schiavitù: ora cerca casa a Mestre in attesa del primo figlio

Mercoledì 13 Settembre 2023 di Fulvio Fenzo
L'odissea di Alseny, 29 anni: dalla Guinea al viaggio nel deserto, gli arresti e il lavoro in schiavitù: ora cerca casa a Mestre in attesa del primo figlio

MESTRE - Sveglia alle 5, treno alle 6 e arrivo a Mestre alle 6.30 per essere al lavoro, in una delle ditte che operano per Fincantieri, alle 7. Alseny ha 29 anni e, alle spalle, già una vita simile ad un'odissea.

Prima in Africa, poi in Italia dove è arrivato nel 2017. E adesso, sposato con Fatoumata che tra qualche mese gli darà un figlio, deve fare i conti con una città in cui non si trova una casa in affitto. "Solo appartamenti in vendita, ti propongono solo quelli - racconta -. Ma noi non possiamo permetterceli, però un affitto sì che riusciremmo a pagarlo". Ma di case non se ne trovano (anche perché gli affitti brevi hanno ormai risucchiato il mercato delle locazioni), e così l'odissea di Alseny - che vive a Padova provvisoriamente ospite di amici - non è ancora finita. Con quel bimbo che sta per arrivare.

DALL'AFRICA

Alseny Sillah sorride e ti racconta la sua vita come se fosse una cosa normale. Il suo Paese è la Guinea e lui, quand'era lì, mai avrebbe pensato di finire in Italia. «Andavo a scuola, ma poi ho dovuto smettere per problemi alla vista. La mia famiglia è poverissima, non potevamo permetterci di pagare una visita oculistica, figuriamoci gli occhiali che ho adesso - riprende -. Così, con un amico, decidiamo di emigrare in Algeria: Speravo di trovare lavoro per pagarmi l'intervento agli occhi, ma prima di arrivare ci hanno arrestati. Anche lì non piacciono gli stranieri». Qualche settimana di galera e poi, rimesso in libertà, Alseny trova qualche lavoretto, ma capisce che quella non poteva essere la soluzione. «Dall'Algeria abbiamo deciso di andare in Libia, passando due settimane nel deserto per arrivarci. Sì, sapevamo che anche quello non era un Paese sicuro». E infatti li arrestano e li portano tutti in prigione. Per un mese, ad un pasto al giorno, fino a quando in cella non si presenta un militare che gli dice di andare a lavorare a casa sua. Praticamente come schiavi. «È durata due mesi e poi ci hanno rilasciati, per arrestarci nuovamente. Ma dopo un mese siamo riusciti a fuggire dal carcere e a trovare un lavoro, ma nonostante le promesse non ci hanno mai pagati: è a questo punto che decidiamo di venire in Europa». Conoscono un altro "amico" (incredibile come in Africa siano tutti "amici") che a sua volta ha contatti con gli "amici" scafisti: lavorano per il primo per quattro mesi rifacendogli la casa, e questi gli paga il viaggio in barcone per Lampedusa.

IN ITALIA

Da Lampedusa, sei anni fa, Alseny arriva direttamente nell'hub di Cona per i migranti. «Per sei mesi praticamente non sono riuscito a dormire - racconta -. Era pieno di gente oltre ogni limite. Si sentivano urla per tutta la notte... Poi per fortuna ci hanno portati in una casa per migranti a Malcontenta: qui ho cominciato a lavorare come magazziniere, mi davano 450 euro al mese, ma soprattutto, per la prima volta, mi hanno portato in ospedale per curare i miei problemi alla vista». Nel 2020 Alseny viene inserito nel Servizio civile del Comune di Venezia, operando nel Servizio anziani, quindi trova lavoro sia nei campi che nelle società di Punta San Giuliano. Nel frattempo, come è tradizione nella cultura della Guinea, si sposa "a distanza". Fatoumata arriva in Italia l'anno scorso, anche lei su un barcone, e trova sistemazione da una cugina. Durerà poco, vista la situazione. «Per un po' le ho pagato un albergo, ora abbiamo trovato ospitalità a Padova, ma noi vorremmo stabilirci a Mestre o a Marghera», aggiunge il ventinovenne che, per le ditte di Fincantieri, fa un po' di tutto: «Elettricista, saldatore, arredi interni. Nelle navi in costruzione bisogna saper fare tante cose. Si cambia sempre». La vista? «Adesso ho gli occhiali, ma devo farmi visitare periodicamente per tenere sotto controllo il mio problema. Ora sono più preoccupato per Fatoumata che è all'undicesima settimana ed ha bisogno di una sistemazione». Alseny ha ancora il permesso di soggiorno e per ottobre ha un appuntamento in Questura per il riconoscimento di richiedente asilo. Intanto, con il sorriso, lavora nella speranza di trovare un appartamento in affitto. Una casa per chiudere la sua Odissea e iniziare finalmente a vivere.

Ultimo aggiornamento: 12:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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