«Abbiamo sentito il botto, siamo corsi lì e l'auto era distrutta». Inutili i soccorsi, Marco era già morto

Lunedì 21 Novembre 2022 di Renzo Favaretto
Incidente a San Biagio
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NOALE/SCORZE' - Un'altra vittima della strada del Miranese. Ieri sera, alle 20,30, a San Biagio di Callalta (Treviso), nella frazione di Fagarè, lungo la regionale 53 Postumia est, il 60enne Marco Proietti, residente a Noale, ha perso il controllo della sua Fiat Multipla, uscendo di strada e finendo la corsa dentro il fossato che costeggia la regionale.

La parte anteriore della Fiat si è completamente accartocciata e l'uomo, incastrato nell'abitacolo, è morto sul colpo.

LA DINAMICA
Il 60enne, che percorreva la regionale diretto verso Treviso, è andato a sbattere a due metri dalla casa della famiglia Tottolo. Sono stati loro i primi ad avvisare i soccorsi. Sul posto sono giunti i pompieri di Treviso con il personale di prima partenza e un'autogrù. I vigili del fuoco hanno messo in sicurezza l'auto, e hanno estratto il conducente che è stato affidato ai sanitari del Suem 118. Il medico, però, nonostante i ripetuti e prolungati tentativi di rianimazione, ha dovuto constatare il decesso del 60enne. Sul posto anche i carabinieri della compagnia di Treviso che hanno deviato il traffico e hanno dato corso ai rilievi di legge per determinare la dinamica del sinistro.
Resta da capire, infatti, cosa sia successo esattamente. Il 60enne è uscito in modo autonomo dalla carreggiata per cause che restano in corso di accertamento. Non è escluso che possa essere rimasto vittima di un malore. Ma potrebbe essersi trattato anche di un colpo di sonno. Nessun'altra autovettura è rimasta, però, coinvolta nel sinistro.

I TESTIMONI
«Abbiamo sentito un botto terribile - dice, ancora scosso, Tottolo - Ci siamo affacciati e abbiamo visto l'auto distrutta con un uomo all'interno. Abbiamo chiamato immediatamente i soccorsi che non hanno tardato ad arrivare. Ma, purtroppo, è stato tutto inutile». Sul posto si è formata una lunga coda di auto, molte di passaggio. Tra i conducenti anche la famiglia Bigaran, dell'omonima ditta a due passi dal sinistro, che stava rientrando a casa. «Siamo rimasti in coda a lungo. Si era formato un ingorgo e non abbiamo capito cos'era successo finchè, purtroppo, non siamo passati davanti alla scena dell'incidente. L'uomo era a terra, ormai privo di vita» racconta Renzo Bigaran, ancora provato per quanto successo. I carabinieri hanno lavorato in fretta per eseguire i rilievi e liberare la carreggiata in modo da consentire al traffico di defluire normalente. Spetterà, adesso, al magistrato di turno presso il tribunale decidere se disporre l'autopsia in modo da capire l'esatta causa che ha determinato l'incidente mortale.

CORDOGLIO A SCORZE'
Un'altra targedia dunque nel Miranese, ancora scosso dalla morte di Ulderico Vedovato, 51 anni di Scorzè, deceduto l'altro ieri sabato mattina dopo essere uscito di strada con la sua Skoda Fabia bianca lungo il canale di scolo e andato a sbattere contro il muro in cemento di un ponticello pedonale in via Castellana 29. La morte pare sia stata istantanea, dovuta probabilmente a un malore iniziale. L'incidente è al vaglio della Polizia Locale di Scorzè che sabato mattina è accorsa sul posto per ricostruire la dinamica dell'incidente e regolare il traffico. Del resto dai rilievi pare che non ci sia stata alcuna collisione con altre vetture in transito sul tratto di strada. Sull'asfalto nemmeno la traccia di una frenata dato che la vettura per quasi trenta metri è sbandata lungo il fossato lasciando un lungo solco sull'erba dell'argine. Come avevano spiegato il fratello Mauro e la compagna Pamela, accorsi subito sul luogo dell'incidente, Ulderico aveva trascorso la notte nell'abitazione dei genitori, ambedue deceduti, che si trova poco lontano dal luogo del sinistro. L'intenzione era quella di trasferirsi nell'abitazione dei genitori dove già progettava dei lavori agli interni per la propria compagna e le due figliolette Brigitta e Amalia di 7 e 9 anni. Ulderico Vedovato verso le 7:30 stava per tornare nell'abitazione di via Piemonte, poco lontano dal centro del paese, perché lo attendevano le due bambine. Stamattina gli avventori non hanno fatto altro che parlare della sua morte dice il figlio del titolare del Bar Al Redentore gestito da Leopoldo Cappellotto, per gli amici Poldo Una tragedia. Era una persona splendida. Qui si trovava con gli amici per parlare di sport e non si tirava indietro se c'era da sostenere persone bisognose d'aiuto. Un uomo che non si risparmiava nemmeno nel lavoro dice di lui un conoscente - Era un artigiano nel settore della carpenteria metallica e lavorava con il Gruppo Bortoletto B.m.c. Carpenterie Ferro di Scorzè. Dava poi la sua disponibilità lavorativa per trasferte anche all'estero.


Ci frequentavamo fin da ragazzi aggiunge un altro conoscente - La famiglia era conosciuta in tutto il paese perché il padre aveva fondato la carpenteria metallica F.lli Vedovato di via Venezia a Scorzè, stimata per i suoi manufatti e conosciuta in tutto il Veneto. Il padre, deceduto nel 2020, una volta in pensione, ha fatto parte della protezione civile di Scorzè. Ulderico - ripetono gli amici - era un vero professionista nel lavoro. Amava la musica e si dilettava con i compagni suonando il suo basso perché appassionato di musica jazz e blues. Centinaia i post sul web. Tra questi quello dell'ex sindaco Giovani Battista Mestriner: Quando pensiamo a lui vengono in mente tantissimi aggettivi. Ma forse la parola che più lo descrive è un sostantivo: Amico. Era un amico di tanti e per tanti. Tagliente nei commenti ma pronto a esserci sempre nel bisogno. E ancora il post di un'amica: Voglio ricordarti così caro Ulderico con queste foto, momenti bellissimi condivisi in musica, amicizia, tante risate... Sicuramente starai già facendo sorridere gli angeli o suonando il basso accanto al tuo adorato papà... Proteggi le tue meravigliose bimbe e la tua amata Pamela Cervesato ...Ciao Ulde ci mancherai tanto. 
 

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