VENEZIA - Le hanno provate tutte: dai falconieri alle pistole ad acqua fino agli aquiloni e agli ombrelloni. Ma i gabbiani reali a Venezia sembrano aver trovato un habitat ideale: cibo in abbondanza, acqua, spazi per nidificare isolati e remoti nonché acqua dove riposare e pescare quando proprio è necessario. E, soprattutto l’assenza di predatori e una grande intelligenza e capacità di adattamento ne fanno una delle specie animali di maggior successo.
Gabbiani a Venezia
Questa convivenza, però in una città come Venezia non è sempre semplice vuoi per gli schiamazzi vuoi per i raid sulle merende dei turisti, ai quali il boccone viene strappato letteralmente di bocca. Il loro numero è lievitato in modo inimmaginabile dai primi anni Duemila, quando erano censite 24 coppie riproduttive (2005). Con la ricerca commissionata da Veritas nel 2017 furono censite in città 450 coppie stabili e 2.700 gabbiani (Larus Michahellis). Ora, le ultime stime parlano di 4mila coppie di “magoghe” e almeno altrettanti uccelli non stanziali della stessa specie.
Il Comune, assieme a Veritas, hanno conferito al Corila un nuovo incarico per la misurazione della consistenza della specie.
Piano rifiuti
«Premetto che è impensabile un piano di eliminazione della specie - ha esordito De Martin - anche perché è classificata come fauna selvatica e nessuno ha intenzione di fare questo. Il Piano rifiuti ha agito sul cibo dei gabbiani privandoli dei sacchetti e la loro presenza è visibilmente diminuita. Un recente lavoro scientifico ha evidenziato un ridimensionamento della popolazione e nel 2017-18 tra Santa Croce e Dorsoduro, i sestieri che avevano iniziato la raccolta porta a porta, le coppie riproduttive erano scese del 29 per cento. Anche le segnalazioni diminuite. Per quanto riguarda i rimedi, Ispra si è espresso favorevolmente per distruzione delle covate, nidi e uova, da febbraio a maggio-giugno con autorizzazioni della Regione, che non sono rilasciate a singoli privati ma ad enti o ditte specializzate in sanificazione.
Le zone rosse
Sono state anche individuate delle “zone rosse” dove la presenza è critica per l’abbondanza di cibo: nella città storica sono le aree dei banchi di pesce come Rialto, Santa Margherita, Guglie, oltre a Sacca San Biagio (immondizia) e San Michele (nidi). Assieme a Veritas abbiamo fatto un affidamento di incarico attraverso il Corila per un vademecum sulla riduzione specie su tre capisaldi: informazione per ottenere una mappatura aggiornata visto che l’ultima indagine risale al 2017. Campagna informativa (siamo alle prese con un rapace, non un animale “cattivo” e rubare cibo a un umano non significa attaccarlo. Infine, il controllo della popolazione e eventuale dissuasione».