Gabbiani "invadono" calli e campielli, da spazzini volanti a ladri di panini

Mercoledì 23 Marzo 2022 di Roberta Brunetti
Un gabbiano reale si fionda sul panino di una turista
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VENEZIA - Prima la raccolta porta a porta che ha ripulito le calli dai tanti rifiuti che restavano a disposizione per ore. Poi la pandemia con il lockdown che per lunghi mesi aveva fatto sparire anche i cosiddetti rifiuti da passeggio. Un uno-due che si pensava avrebbe ridotto significativamente il numero di gabbiani che nidificano a Venezia. Non è andata così, anzi. Se nel 2018 le coppie che avevano scelto i tetti del centro storico per far nascere i loro piccoli erano state 430, tre anni dopo erano 500. Stime del Corila che confermano una presenza significativa di questa specie che a Venezia sta dando ulteriore prova della sua adattabilità. Arrivati in centro storico soprattutto per la tanta spazzatura a disposizione, i gabbiani reali ora si sono reinventati “ladri” di cibo in transito, ma stanno tornando anche alla caccia: non solo di topi e piccioni, pure di granchi e cefali nei canali cittadini.


LE RICERCHE
A documentare questa evoluzione c’è la ricercatrice del Corila, Francesca Coccon, che ormai da anni si occupa della presenza del gabbiano reale in centro storico. Presenza che con questi numeri sta creando qualche preoccupazione. Tra chi deve gestire dei plateatici, potenziali obiettivi di gabbiani e piccioni. Proprio oggi l’Ava ha organizzato un incontro sulle possibili tecniche per allontanare i volatili molesti. Ma anche tra i residenti che si ritrovano sul tetto di casa questi nidi particolarmente rumorosi ingombranti. «Una tematica su ci vale la pena di investire ancora - suggerisce Coccon – per monitorare il fenomeno e poi per passare all’azione». Tra 2017 e 2018 era stato il Comune con Veritas a finanziare la prima e analitica ricerca sulla presenza del gabbiano reale a Venezia per verificare gli effetti del passaggio alla raccolta porta a porta dei rifiuti. «In quell’occasione avevamo censito le coppie nidificanti, ma anche gli animali in foraggio, sestiere per sestiere - ricorda Coccon - Con il cambio di raccolta rifiuti avevamo visto un calo immediato dei gabbiani».

L’anno scorso il Corila si era autofinanziato per rifare il punto della situazione, ormai a cinque anni dal cambio raccolta rifiuti e dopo il lockdown. Così sono stati contati i 500 nidi, in linea con i 430 del 2018. «Contro le mie aspettative, il trend si è mantenuto - continua la ricercatrice -. Gli effetti notati nel breve termine, nel medio si sono annullati».



FORTI E ADATTABILI
Una prova dell’adattabilità del gabbiano, stabilizzatosi in centro storico solo nei primi anni 2000 (appena 25 le coppie nidificanti nel 2005), ora ben radicato e poco propenso ad andarsene.
«Sono animali forti, molto plastici, in grado di cambiare strategia - annota Coccon -. Quando i rifiuti erano abbondanti, i casi di cleptoparassitismo erano rarissimi. Ricordo che c’era una coppia che si era specializzata in quest’attività sul ponte de le meravegie: facevano la posta ai passanti per rubargli il panino o il trancio di pizza. Erano gli unici o quasi. Oggi episodi del genere sono all’ordine del giorno, mentre molti gabbiani sono tornati anche a cacciare...». Presenza che a detta dell’esperta andrebbe controllata. Ma come? «Specie protetta, cuccioli e adulti non possono essere cacciati. Ma con un parere positivo dell’Ispra, si può intervenire sui nidi. Quello che abbiamo suggerito al Comune di fare intanto per l’isola delle Tresse, dove nidificano tra le 500 e le 1000 coppie che poi si spostano anche a Venezia. Sarebbe un intervento relativamente semplice. Intervenire sui nidi nei tetti del centro storico è più complesso, ma va valutata anche questa possibilità. Meglio limitare le possibilità di nidificazione con “dissuasori meccanici”: fili, reti anti-intrusione, spuntoni adatti. Tutte soluzioni che vanno studiate a fondo».

Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 10:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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