Fine vita, polemiche e veleni in Veneto. Salvini contro Zaia: «Io avrei votato no»

Giovedì 18 Gennaio 2024 di Alda Vanzan
Matteo Salvini e Luca Zaia

VENEZIA - Il giorno dopo la bocciatura in Veneto della proposta di legge sul fine vita, c’è chi si compiace del voto (Salvini: «Bene sia finita così»), chi allarga il tiro al terzo mandato (De Carlo, FdI: «Dopo tanti anni gli stimoli vanno scemando») e chi cerca di recuperare il rapporto con il governatore Luca Zaia. È il caso dei 13 consiglieri regionali leghisti che martedì, in aula, hanno votato contro o si sono astenuti, determinando, assieme a una esponente dell’opposizione, la mancata approvazione del provvedimento: per evitare di alimentare le polemiche sulla spaccatura della Lega, hanno firmato un documento in cui ringraziano Zaia per la sua leadership.

IL SEGRETARIO
A smuovere le acque ci pensa però il segretario Matteo Salvini. «Il consiglio regionale del Veneto ha votato, hanno vinto i no, dal mio punto di vista avrei votato anch’io in quel senso lì.

La mia posizione è assolutamente chiara: la vita va tutelata dalla culla alla fine. La Lega non è una caserma, c’è libertà di pensiero», ma «per me è bene che sia finita così». Parole che ai più suonano come un attacco al governatore. Il segretario veneto Alberto Stefani precisa: «La Lega ha lasciato libertà di coscienza visto che era un progetto di legge popolare e non un progetto di legge Zaia come qualcuno vorrebbe far passare. Anche io potrei aver votato favorevole, nella misura in cui a seguito di audizioni e di un’indagine conoscitiva avessi approfondito l’argomento e ritenuto di farlo». Gli alleati, intanto, rincarano.

GLI ALLEATI
«Quella di Zaia - dice il coordinatore veneto di Forza Italia, Flavio Tosi - è stata una forzatura, in primis sul piano del metodo. Una questione come il suicidio medicalmente assistito, complessa sul piano giuridico, che tocca corde psicologiche delicatissime per chi soffre e i loro familiari e che riguarda nel profondo le convinzioni etiche di ognuno di noi, non andava certo portata in consiglio regionale con l’ovvia conseguenza di politicizzarla e trasformarla in una sorta di corrida. La sonora bocciatura è il sigillo politico-istituzionale a questo errore di Zaia». Non solo: Zaia, dice Tosi, è caduto nella «trappola di Cappato». Conseguenze? Il coordinatore degli azzurri dice di no («Noi eravamo e resteremo parte coerente e leale della maggioranza a sostegno di Luca Zaia»), ma è innegabile che tra attacchi, a partire dalla sanità, e tentativi di campagne acquisti i rapporti siano tesi.
Fratelli d’Italia non è da meno. «Zaia ha sempre avuto questa posizione che lo pone in una posizione incomprensibile forse al centrodestra o a parte del centrodestra, questo di sicuro», dice il coordinatore veneto Luca De Carlo, che pure esclude conseguenze: «Che tutto ciò abbia riflessi politici sulla sua maggioranza mi sentirei assolutamente di escluderlo». Ma è sul terzo mandato che arriva, ancora, la presa di distanza: «Sul terzo mandato si esprimerà il Parlamento. Io sono al terzo mandato da sindaco, posso dire che gli stimoli dopo tanta amministrazione vanno scemando. Bisognerà chiedere a Zaia se ha ancora quegli stimoli. Dopodiché va capito se in Parlamento prevarrà la facoltà di far scegliere sempre e comunque il proprio rappresentante o l’esigenza di dare una sorta di turn over». E nel caso il candidato potrebbe essere lo stesso De Carlo? «Non credo, ma se la patria chiama io rispondo presente».

LA LETTERA
A metà pomeriggio arriva il sostegno al governatore da parte dei leghisti che non hanno votato il progetto di legge sul fine vita. «Ringraziamo sinceramente il nostro presidente Luca Zaia che ha dimostrato ancora una volta intelligenza e doti di leadership, virtù rarissime nel panorama politico non solo italiano», scrivono il presidente dell’assemblea legislativa Roberto Ciambetti, il vice Nicola Finco e poi Marco Andreoli, Roberto Bet, Enrico Corsi, Marco Dolfin, Marzio Favero, Silvia Maino, Giuseppe Pan, Filippo Rigo, Silvia Rizzotto, Luciano Sandonà, Alessandra Sponda. Tra i contrari c’erano anche Fabiano Barbisan, Stefano Valdegamberi e Tomas Piccinini, che però fanno parte di altri gruppi consiliari, mentre l’iniziativa è stata pensata per testimoniare l’unità dei leghisti. I tredici definiscono così «straordinaria» la denuncia di Zaia sul fatto che il suicidio assistito sia regolato da una sentenza della Corte Costituzionale e «l’aver lasciato piena libertà di voto». «Solo un uomo libero come lui - prosegue la nota - ha avuto il coraggio di esprimere la propria posizione, senza condizionare il dibattito del Consiglio regionale. Non c’è stato nessun “ordine di scuderia”». E vengono smentiti «categoricamente quanti vogliono leggere nella nostra posizione una spaccatura inesistente».

 

Ultimo aggiornamento: 14:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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