I novant'anni di Pier Luigi Pizzi: «Quel film nel cassetto con Federico Fellini»

Sabato 13 Giugno 2020 di Mario Merigo
Pier Luigi Pizzi
VENEZIA - La sala grande del Teatro La Fenice sarà riaperta lunedì 15 giugno per festeggiare il novantesimo compleanno di Pier Luigi Pizzi. In compagnia del sovrintendente Fortunato Ortombina, Pizzi ripercorrerà le tappe fondamentali della sua prestigiosa carriera internazionale, iniziata dopo l'abbandono degli studi di architettura al Politecnico di Milano nel 1951. Il video della conferenza sarà condiviso in rete, così da permettere a un'ampia platea di seguire il racconto delle tappe fondamentali della carriera di uno dei più poliedrici uomini di spettacolo. 
Scenografo, regista e costumista, Pizzi da un sessantennio non ha mai interrotto il suo lavoro, collaborando con il cinema e la televisione, allestendo mostre, spettacoli di prosa e naturalmente di teatro musicale. 
Maestro, prima tutto, come sta e dove ha trascorso il periodo di quarantena? 
«Mi sento in forma. Ho la fortuna di godere di un'ottima salute e quindi non mi fermo mai. Gli ultimi mesi li ho passati nella mia casa di Venezia, ma non mi è pesato di non poter uscire. Non è stato per nulla faticoso. Penso sia utile ogni tanto fermarsi a riflettere. Non per fare bilanci. Io sono sempre proiettato nel futuro. Continuo a guardarmi intorno e a progettare. E comunque ho sempre lavorato in video. Ho ultimato con il fotografo Lorenzo Cappellini il libro Ritrovare Venezia: ho scritto i testi e ho seguito l'impaginazione e la grafica. Ho preparato anche due mostre, una per Versailles sul pittore Hyacinthe Rigaud e un'altra per il Teatro alla Scala, dedicata alla stampa. Come vede non ho perso tempo. Il mio segreto è la curiosità».
In questi giorni il Teatro La Fenice doveva riprendere il suo storico allestimento del Rinaldo di Haendel, ma purtroppo la stagione non è ancora ripartita.
«È uno spettacolo nato trentacinque anni fa, ma è stato nel frattempo rinnovato nelle luci e nei costumi. In aprile doveva andare in scena al Maggio Musicale Fiorentino; è stato rimesso in programmazione a settembre. Le recite di giugno della Fenice saranno ugualmente recuperate in autunno. A causa della pandemia si è bloccato anche Un tram che si chiama desiderio di Williams, sempre con la mia regia». 
In questo periodo si è parlato di nuovi modi di fruizione teatrale, di spettacoli in streaming. Cosa ne pensa?
«Non credo a queste soluzioni. Se così fosse, ci aspetterebbe un futuro triste e malinconico. Il fascino del teatro è proprio la comunione diretta con il pubblico. Non ci sono alternative. Negli ultimi mesi si sono viste molte opere in televisione, anche con la mia regia, ma l'emozione di essere seduti in platea è un'altra cosa. Il teatro è un rito. Ed è questa una delle ragioni per cui le repliche sono sempre diverse. Possiamo andare a rivedere lo stesso spettacolo per più sere di seguito, sapendo che ogni volta accadrà qualcosa di nuovo». 
Nel corso della sua carriera, ha toccato tutti i generi teatrali, ma al verismo è arrivato solo negli ultimi anni. Perché? 
«Per me il teatro d'opera è qualcosa che ci porta fuori dalla realtà. Per questa ragione sono approdato tardi al verismo. Ho aspettato di trovare un mio modo personale, una mia chiave di lettura per accostarmi a opere come Tosca o Andrea Chenier. Sempre però rispettando la musica».
Lei ha lavorato soprattutto per il teatro. Qual è invece il suo rapporto con il cinema?
«Gli impegni con il mondo dell'opera mi hanno impedito di dedicarmi al cinema come avrei voluto. Tuttavia nei primi anni di attività, a Roma, il cinema è stato anche una necessità di sopravvivenza. Le trattative estenuanti con i produttori, i lunghi tempi d'attesa però mi annoiavano. Ho avuto comunque la fortuna di fare incontri importanti. Negli Innamorati di Goldoni, con le mie scene all'Ateneo di Roma, recitava Giulietta Masina. La sera della prima a teatro c'erano Fellini, Rossellini, la Bergman. Con Fellini avrei dovuto fare il suo film probabilmente più bello, Il viaggio di G. Mastorna. Lavorammo a lungo assieme; poi per problemi con De Laurentiis non si arrivò mai alla realizzazione del progetto».
I prossimi impegni, a parte le mostre e i libri di cui abbiamo già detto?
«In agosto inaugurerò il festival di Spoleto con L'Orfeo di Monteverdi mentre Moïse et Pharaon di Rossini sarà al festival di Pesaro il prossimo anno».
Mario Merigo 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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